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Ilario Castagner, addio a mister sorriso: inventò il Perugia dei miracoli

Leonardo Iannacci
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«Quel giorno pensai fosse un scherzo, una presa in giro. Non potevo crederci, avrei allenato Pablito per una stagione intera, lui, uno dei migliori attaccanti del mondo. Il presidente D’Attoma ci fece davvero un bel regalo». Ilario Castagner, uno degli allenatori-gentiluomo nella storia del calcio italiano, lo raccontava sempre, divertendosi. Quasi fosse un aneddoto romanzato e, invece, era tutto vero. Dopo un campionato strabiliante alla guida del Perugia, secondo dietro al Milan della “Stella” al termine dell’esaltante campionato 1978-’79, Paolo Rossi era finito per uno di quei casi strani del calciomercato in Umbria per giocare con il Grifone dopo anni gloriosi al Vicenza, gol con la nazionale e prima della squalifica (ingiusta) che lo fermò due anni per il Totonero che travolse mezza serie A e anche il Perugia.
Questo pistolotto perché Castagner, ahinoi, l’allenatore con il sorriso, una delle persone più gentili ed educate dell’universo pallonaro, non può più scherzarci sopra nè rammentare agli amici quel giorno in cui venne a sapere di Rossi a Perugia, l’amata squadra da lui guidata con una passione unica tra il 1974 e il 1980.

VITTORIO VENETO
Il mister nato a Vittorio Veneto nel 1940 ha lasciato questo mondo ieri, dopo lunga e feroce malattia, all’età di 82 anni. Lo ha annunciato il figlio Federico su Facebook: «Oggi se ne è andato il sorriso più bello del Calcio italiano. Grazie a tutti i medici e al personale sanitario dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia che in queste ultime settimane si sono presi cura di lui. Ciao papá...». La notizia è stata confermata dal sindaco di Perugia, Andrea Romizi, che ha espresso cordoglio sincero di tutta la città.

Dopo una non esaltante carriera da centravanti che lo ha visto giocare negli anni ’60 con varie maglie (le stagioni migliori le visse, ohibò, a Perugia segnando 33 gol in 84 partite), Castagner ha iniziato la carriera di tecnico nelle giovanili del’Atalanta per poi passare a Perugia dove ha segnato le stagioni migliori del club nelle mani sapienti del presidente Franco D’Attoma.

Era il Perugia del povero Renato Curi e di Franco Vannini, del centravanti “compagno” Paolo Sollier e del giovane Salvatore Bagni. L’anno migliore fu, appunto, quel 1979 quando i Grifoni umbri terminarono imbattuti con Dopo il ciclone del Totonero che squassò quella squadra dei miracoli, il direttore generale della Lazio, Luciano Moggi, lo volle a Roma dove Castagner iniziò una seconda carriera al top: dopo i biancocelesti allenò il Milan, riportandolo in serie A dopo un’infamante retrocessione, e anche l’Inter. In seguito portò il suo garbo sulle panchine di Ascoli (vinse la Coppa Mitropa), Pescara, Pisa prima di un romantico ritorno a Perugia, nel 1993, dove stravinse il campionato di B per poi essere silurato in modo assurdo dal vulcanico presidente Luciano Gaucci.

Ma Perugia e il Perugia erano nel cuore di Ilario, difatti tornò in Umbria per la terza volta nel 2005 ricoprendo il ruolo di direttore tecnico e persino di presidente onorario, cercando di ricostruire il club dopo lo tsunami Gaucci. Negli ultimi anni Castagner è stato un elegante commentatore di calcio per Mediaset e Rai Italia. Al microfono non ha mancato, ogni tanto, di raccontare «quel giorno in cui D’Attoma mi telefonò dicendo: quest’anno allenerai Pablito. Replicai incredulo: sì, presidente, e anche Maradona e Zico...». Ora il mister del sorriso ricorderà questo simpatico aneddoto lassù a Pablito. E sai le risate che si faranno.

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