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Juve, la farsa di Massimiliano Allegri in tv: tutte le balle del mister

Claudio Savelli
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A quanto pare, a Max Allegri non piace più il cortomusismo, credo calcistico da lui stesso fondato secondo cui vincere di poco equivale al vincere di tanto e, anzi, è meglio. Trattasi di buona notizia sia per la Juventus, che potrà guadagnarne in qualità di gioco, sia per il calcio italiano, che presenterà una squadra “europea” in più in Europa. Ma sarà vero? È mai possibile che il Nostro rinneghi la filosofia su cui ha fondato l'intera carriera? E non è strano che lo faccia dopo un 1-1 con il Nantes che sarebbe potuto essere un 1-0, presunto risultato preferito, o un 2-1 in extremis, alternativa più valida alla perfezione? Purtroppo potrebbe essere una bugia dettata dal nervosismo del momento. Infatti al collega di Sky Sport che pone una domanda lecita, Allegri risponde così: «Io voglio una squadra che vince 1-0? Mi stufo a sentir dire queste cazzate. Ma chi è che vuole vincere 1-0? Non fatemi arrabbiare». In realtà è già arrabbiato, la sua Juventus ha appena pareggiato in casa il playoff di andata di Europa League, competizione difficile da gestire perché è la più importante della stagione (offre la qualificazione alla prossima Champions) ma viene inconsapevolmente considerata di ripiego dai campioni. La rabbia annebbia i pensieri e Max ci casca. I casi sono due, entrambi compromettenti: o ha mentito fino ad adesso o si è smentito all’improvviso.

PARZIALMENTE VERITIERI
Di certo mente nella seconda parte della risposta, quando porta dati solo parzialmente veritieri: «Guardate quanti gol fanno le mie squadre: da quando alleno, hanno sempre avuto la miglior difesa e il secondo miglior attacco, tra 70 e 80 gol. Andate a vedere». Andiamo a vedere: nei sette anni di Juventus, solo due volte ha avuto il miglior attacco e mai il secondo migliore, semmai il terzo (per tre anni). La stagione scorsa ha chiuso con l’11esimo bottino offensivo della serie A, in quella in corso è sesto. Si avvicina alla verità per quanto riguarda la difesa: nel primo quinquennio bianconero caratterizzato dalla BBC (Bonucci, Barzagli Chiellini) ha sempre avuto la miglior retroguardia del campionato, salvo però diventare la quarta l’anno scorso e la seconda in quello attuale.

Visto che non cita solo la Juve ma «le sue squadre», è giusto allargare la visuale almeno al triennio di Milan (escludendo la stagione 2013/14 in cui fu esonerato dopo 19 giornate): primo, secondo e quinto miglior attacco ma per ben due volte sotto la citata quota 70; prima, seconda e terza miglior difesa. Insomma, al netto della mezza bugia sui dati, Allegri non è un difensivista. Il punto però è che nessuno l’ha accusato di esserlo. Anzi, la capacità di vincere con il risultato minimo è una qualità che da sempre gli viene riconosciuta e che pochi allenatori riescono a infondere nelle squadre. Aver vinto 55 partite per 1-0 in 7 anni di Juventus è quindi un merito che Allegri sta improvvisamente rinnegando. Probabilmente si sente prigioniero del personaggio che lui stesso ha creato. Il profeta del “calcio semplice” è stanco di essere riconosciuto come tale.

VECCHIE FRASI
La contraddizione è che nella stessa intervista poi spiega la partita con le vecchie frasi di repertorio: «Non è che la palla si gestisce andando a uno all’ora, tenendola ferma in un pezzettino di campo. Bisogna muoverla, spostarla velocemente e muoversi». Ok, ma come? Quali sono i principi di gioco che la Juve dovrebbe perseguire per muovere il pallone? Quale il modulo? Quali i movimenti? «Quando abbiamo fatto viaggiare il pallone abbiamo creato occasioni». Ovviamente. Ma il fine viene confuso con il mezzo. È un ritornello anche il «dobbiamo fare meglio tecnicamente». Allegri lo ripete in ogni intervista, come se la tecnica fosse l’unica cosa da allenare in calciatori di massimo livello. C’è altro: un’idea di gioco ambiziosa, elaborata, complessa. Quel che serve per vincere anche non di corto muso. O per costruire qualcosa anche quando non si vince. 

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