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Milan stregato da Thiaw: da dove arriva (e chi è davvero)

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Claudio Savelli
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Che fare coni 7 milioni di budget avanzati? Se lo è domandato il Milan lo scorso agosto, una volta chiuso l’oneroso e faticoso affare-De Ketelaere per 35 milioni. Li teniamo o li usiamo per una scommessa? Vada per la seconda. È il 29 agosto quando Malick Thiaw firma il contratto con la sua nuova squadra dopo che la ditta Maldini-Massara e lo Schalke 04 avevano trovato l’accordo sulla base di quei 7 milioni più 3 di bonus difficilmente raggiungibili. Quel giorno il Milan fa il Milan, nel senso di società che investe su giovani semisconosciuti con ottime referenze internazionali e a buon prezzo. O meglio, al suo prezzo, non a quello di chi vende. Con le cifre che girano, sette milioni sembrano pochi per un centrale di difesa di 21 anni che indossa la fascia di capitano dell’Under 21 tedesca. Sembrano pochi, in realtà, oggi perché fino a due giorni fa era l’esatto contrario: parevano tanti, troppi, per uno che non si vedeva mai in campo (e se non si vede mai, un motivo c’è). Negli occhi non c’era la grande prestazione di Thiaw contro il Tottenham che ribalta la prospettiva e le prospettive future. Era l’esordio in Champions per il tedesco perché nella prima parte di stagione non era stato inserito nella lista, a conferma della bolla in cui Pioli l’ha voluto conservare per metà stagione.

SI LEGGE “CIAO”
Il Milan, impostato con una difesa a quattro, credeva di non aver bisogno di quel che era considerato il quinto centrale, l’ultimo della lista, l’uomo d’emergenza. Con il recente passaggio alla linea a tre, un difensore in più si è reso necessario e a lasciargli il posto in lista è stato Dest, a sua volta una delle delusioni di stagione. L’avvicendamento ricorda due cose: primo che la provenienza di un calciatore è ingannevole (Dest è in prestito dal Barcellona), secondo che le società italiane dovrebbero costruirsi in casa i campioni piuttosto che puntare su giocatori dai nomi altisonanti scartati dalle grandi d’Europa perché poi si ritrovano con dei dinosauri strapagati. Si scrive Thiaw e si legge “Ciao”, come lui stesso ha spiegato in alcune interviste, e forse è una coincidenza del destino: il tedesco ha un viso simpatico, trasmette positività, proprio come un “ciao”. A Milanello si fa voler bene. È serio, predisposto all’apprendimento, consapevole di avere un’occasione d’oro e, in ogni caso, una vita fortunata. Mentalità tedesca come la nazionale che ha scelto di rappresentare perché nato a Dusseldorf, seppur da mamma finlandese (nel 2017 declinò la convocazione della Finlandia Under 17) e papà senegalese. Quest’ultimo è stato portiere in patria, Malick invece nasce centrocampista alla Yaya Touré, il suo idolo.

Con i suoi 194 centimetri, la falcata ampia ma agile e l’ottima tecnica di base, si immaginava mediano di rottura e smistamento prima di passare allo Schalke (dopo gli inizi nel Fortuna Dusseldorf, Bayer Leverkusen e ’Gladbach) e incontrare Norbert Elgert. Questi è un’istituzione a Gelsenkirchen, colui che ha scoperto tra gli altri Neuer, Draxler, Ozil e Sané. Nel 2018 Thiaw arriva nell’Under 19 dello Schalke guidata da Elgert e viene spostato in difesa: a centrocampo sarai uno dei tanti, dietro potrai raggiungere il livello di Joël Matip che, dopo una lunghissima carriera nel club tedesco, nel 2016 era approdato al Liverpool con cui poi ha vinto tutto. I dubbi sul suo acquisto erano legati al pregiudizio perché Thiaw era reduce da una stagione nella seconda serie tedesca, vista la storica retrocessione dello Schalke. Paradosso vuole che lo scivolone abbia abbassato il prezzo del giocatore e che le 31 presenze (e due reti) nella Bundesliga 2 abbiano convinto Maldini e Massara sulle qualità tecniche e morali. Così ci hanno riprovato lo scorso agosto, dopo che il tentativo precoce nel 2020 non era andato a buon fine, con il gruzzolo avanzato dal mercato. In tre giorni hanno trovato l’accordo. E in altri tre giorni, gli ultimi, Thiaw si è preso il Milan.

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