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Paola Egonu, Andrea Lucchetta: "Deve rispettare il tricolore"

Hoara Borselli
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La maglia italiana ha un tricolore. La devi vestire, onorare e rispettare. Con queste parole inizia la nostra chiacchierata con Andrea Lucchetta, ex capitano della Nazionale italiana di pallavolo con cui ha vinto il campionato europeo nel 1989, il campionato del mondo nel 1990 e tre World League consecutive dal 1990 al ’92.

Andrea, cosa pensa della pallavolista Paola Egonu che ha definito l’Italia un Paese razzista?
«Penso che un’atleta che ha la fortuna di vestire e rappresentare il tricolore deve avere assoluto rispetto dell’Italia, delle Istituzioni e del governo, qualsiasi colore politico rappresenti».

Deve difendere il suo Paese agli occhi del mondo.
«La Egonu non perde occasione per ribadire davanti alle telecamere che si sente discriminata per il colore della pelle. Se ci sono persone che la discriminano, è giusto che le denunci. Generalizzare e dire che gli italiani sono razzisti è ingeneroso e non veritiero».

Secondo lei l’Italia è o non è un Paese razzista?
«Neanche per idea! Ci sono piccole aree dove la cultura dell’integrazione è ancora lontana. E non riguarda solo un discorso di razza, anche di disabilità».

 

 

Ha visto però quanta attenzione per le olimpiadi paralimpiche?
«Certo, stanno appassionando sempre più persone. Ciò dimostra che la maggioranza degli italiani è inclusiva e rispetta le diversità. Poi gli idioti cronici ci sono ma non rappresentano il Paese: sono una minoranza».

Le sembra corretto denigrare un Paese che ti ha regalato fama e successo, meritati come nel caso di Egonu che è una straordinaria atleta?
«Per me lei è la terza schiacciatrice migliore al mondo insieme a Tijana Boskovic e Isabelle Haak. Però nella mia vita,come capitano della Nazionale di pallavolo, come responsabile di un gruppo che risponde ai sogni degli italiani, mai mi sarei permesso di dire “rinuncio a vestire questa maglia”».

Paola Egonu lo fece.
«Eh già! Quando ero capitano ho sempre pensato di essere investito da una tale responsabilità da non potermi permettere di non valorizzare, supportare, rappresentare ogni singolo italiano. Di qualsiasi razza, religione o cultura. Un capitano deve rappresentare con orgoglio il suo Paese in ogni luogo, palestra o palco di Sanremo che sia».

 

 

Lei ha calcato per ben due volte il palco di Sanremo ai tempi di Pippo Baudo.
«Lo ricordo benissimo, come ricordo me glio di aver mantenuto la mia identità, senza ricercare alcuna visibilità. Quella me la regalavano già il campo e il tricolore che indossavo».

Ritiene che nelle esternazioni della Enogu giochi un fattore di ricerca di visibilità?
«Paola è stata travolta da una grandissima visibilità quando è stata convocata per portare la bandiera olimpica. Agli occhi del mondo in quel momento tu sei l’Italia, la rappresenti. Devi sfilare con orgoglio e cantare l’Inno del tuo Paese. Quello stesso orgoglio mi sarebbe piaciuto lo rivendicasse anche a Sanremo. Sa quale è la cosa importante che un’atleta del suo calibro dovrebbe trasmettere al di là delle polemiche?».

Mi dica.
«Il senso di appartenenza alla sua Nazione. È ciò che arriva ai bambini, ai ragazzi, a tutti coloro che la seguono e la vedono come simbolo».

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