Juve, l'inchiesta deflagra: esplode la bomba in Europa, su cosa si indaga
La giustizia sportiva ha scoperchiato il pentolone e nelle motivazioni della sentenza che condanna la “Vecchia Signora” agli inferi della classifica, ci sono spunti che vanno al di là del calcio nostrano. I giudici della Figc Domenico Luca Scordino e Alberto Falini (estensori delle motivazioni) e il presidente Mario Luigi Torsello sembrano voler indicare alla Uefa la strada da percorrere, e scrivono: «Diventano rappresentative del modus operandi non corretto della Juventus, soprattutto le operazioni compiute con i club esteri. Ci si riferisce: all’operazione Moreno-Andrade tra la tra la Juventus e il Manchester City; all’operazione Pereira-Marques, tra la Juventus e il Barcellona; all’operazione Sene-Hajdari tra la Juventus e il Basilea; all’operazione Bandeira-Nzouango tra la Juventus e l’Amiens Sporting Club; all’operazione Tongya-Akè tra la Juventus e l’Olympique e all’operazione Monzialo-Lungoyi tra la Juventus e la FC Lugano».
Secondo i magistrati sportivi, queste transazioni risultano emblematiche perché, invece di essere state «trasparentemente e correttamente rappresentate come permute, sono state mostrate all’esterno come operazioni formalmente indipendenti». Non potendo creare plusvalenze con gli scambi, le società si accordavano, dunque, per vendite e acquisti fuori dai valori di mercato. Infatti la differenza di tali operazioni, rispetto a quelle compiute con controparti italiane, riguarda la circostanza «che in Europa si poteva contare sulla stanza di compensazione disciplinata dalla federazione di appartenenza e, pertanto, la mera conclusione di una operazione a specchio non era sufficiente ad ottenere lo “scambio”.
QUESTIONE DI PATTI
Era necessario, quindi, un patto che a monte condizionasse reciprocamente lo scambio («vendo, perché tu compri e tu vendi perché io compro, quindi scambiamo»)». Ora, a fronte di ciò, l’Uefa potrebbe non solo ratificare d’ufficio le sentenze della Figc, ma a sua volta aprire altre indagini. L’indipendenza degli incroci contrattuali è stato sconfessato dalle carte trasmesse dalla procura di Torino, «posto che - si legge nelle motivazioni - in riferimento a ciascuna delle predette operazioni (con il Manchester City, il Barcellona, il Basilea, l’Amiens Sporting Club, l’Olympique De Marseille e la FC Lugano) sussiste uno specifico elemento di prova che ne qualifica la natura come scambio, vuoi attraverso le condizioni contrattuali, vuoi attraverso i manoscritti dei dirigenti della Juventus, vuoi ancora attraverso gli scambi di mail interne o con tali club». Anche in questo caso lo spunto emerge dal “libro nero” pieno zeppo di annotazioni di Fabio Paratici. Eclatante il caso dello scambio dei calciatori Akè/Tongya tra la Juventus e l’Olympique. L’operazione, apparentemente costruita con contratti indipendenti, è in realtà un vero e proprio scambio e viene così qualificato dalle mail interne: «Scambiamo Tongya con Akè, entrambi trasferimenti definitivi identici». E alla richiesta se «dobbiamo condizionarli l’uno all’altro?», la risposta è «li abbiamo condizionati l’uno all’altro».
Anche l’Olympique precisa ripetutamente che si tratta di una operazione incrociata e integralmente compensata (documenti tutti contenuti negli atti della procura federale dalla procura di Torino). A tale proposito è significativa l’intercettazione tra Federico Cherubini e Stefano Bertola del 22 luglio 2021, nel corso della quale il primo afferma: «Io perché sono andato in difficoltà negli ultimi anni? Mi sentivo che mi stavo vendendo l’anima, perché a un certo punto stavo facendo delle cose, ero complice di alcune cose, anche per una questione di ruolo dovevo dire a Fabio non sono d’accordo, ma poi se lui diceva si va, si va». E ancora, sempre di questo tenore, è il dialogo tra Marco Re e un dirigente di un’ importante banca: «Ma tu pensa uno come Arthur, che per farti la plusvalenza Pjanic hai pagato 75 milioni, cioè era palese no? Che non fosse uno da quella cifra lì. Adesso lo paghi cioè te lo porti avanti per 4 anni».
TUTTI SAPEVANO
Un’altra intercettazione riportata nelle motivazioni, risale al 21 settembre 2021. In essa Fabio Paratici, commentando un intervento di Fabio Cherubini, dice: «Sì, ma non è che se volevi mettere 400 milioni 5-6 anni prima, te li facevo mettere». E l’interlocutore (un giornalista) ribatte: «Bravo. È quello che ho detto io. Perché io voglio dire non è che Paratici si svegliava la mattina e diceva: oggi voglio fare una bella plusvalenza! È che a un certo punto, facevate due conti, lo chiamavate e gli dicevate: devi fare 100, devi fare 150, devi fare 70. E lui poi ve le faceva. E ringrazia che le faceva, perché così avete mascherato i problemi per 3 anni». Insomma, tutti sapevano, banchieri e giornalisti compresi.