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Juventus, "la fattura corretta a mano": questa carta la pietra tombale?

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Dalle perquisizioni del 2021, al -15 inflitto alla Juventus, con la pubblicazione delle motivazioni della sentenza. L’inchiesta Prisma con al centro il club bianconero è giunto all’ennesima tappa lunedì, con la condanna della Corte d'Appello Figc. Nelle prossime ore, intanto, il club presenterà sicuramente ricorso (ha 30 giorni da oggi per farlo) al Collegio di garanzia dello sport presso il Coni, presieduto da Gabriella Palmieri Sandulli, per un pronunciamento sulla legittimità e non sul merito. Che cosa significa? Che il compito dei giudici di questa sorta di “Cassazione” sportiva sarà quello di verificare possibili violazioni dei diritti della difesa o vizi di forma o conclamate interpretazioni devianti del Codice di giustizia sportiva.

 

La fattura corretta a penna sullo scambio Akè-Tongya
Tra le motivazioni della sentenza pubblicata lunedì, c’è anche lo scambio Marley Akè-Franco Tongya. O meglio alla fattura emessa dall’Olympique Marsiglia con destinatario la Juventus (l’indirizzo è ancora Corso Galilei Ferraris) e con causale “compensazione” dell’operazione di scambio, che viene materialmente corretta a penna dai bianconeri e rispedita ai francesi affinché la modificassero. Come si legge nelle motivazioni, il comportamento è dettato dalla necessità di evitare “che potesse essere compreso all’esterno che l’operazione era effettivamente di mero scambio e non composta da atti indipendenti”. 

 

Una plusvalenza da 7,7 milioni

Lo scambio dei giocatori per inciso ha consentito alla Juventus di produrre una plusvalenza da 7,791 milioni di euro, come messo nel bilancio del 2021. Sono gli stessi dirigenti juventini a dire espressamente di “evitare di evidenziare la compensazione” perché “la natura dell’operazione non doveva emergere ai documenti ufficiali riguardanti la fatturazione”. Un’operazione di nascondimento che per la Corte federale d’appello è servita per non far emergere la natura permutativa dell’affare.


 

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