Vialli, Raducioiu e l'ombra del doping: "Flebo e pillole"
Nuovi sospetti di doping sul calcio italiano. Dopo Dino Baggio e le sue parole sulla morte dell'amico ed ex compagno di squadra Gianluca Vialli, arrivano le dichiarazioni di Florin Raducioiu, ex attaccante romeno protagonista ai Mondiali di Italia 90 e Usa 94, nonché ex giocatore di Bari, Verona, Brescia e Milan in Serie A. Vialli è morto a Londra il giorno dell'Epifania a soli 58 anni, dopo 5 di lotta contro il tumore al pancreas.
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La sua scomparsa ha fatto il paio con quella di Sinisa Mihajlovic, a 54 anni, anche lui fulminato dalla leucemia. Sui social non sono mancati i riferimenti, tanto vergognosi quanto infondati, al vaccino anti-Covid, triste usanza dall'inizio della pandemia. Ma anche alcuni esponenti del calcio, a partire dal presidente della Lazio Claudio Lotito, hanno avanzato sospetti sulla correlazione tra la malattia (e la morte) e le cure ricevute quando erano calciatori. Storia già viste, come nel caso degli ex calciatori ammalati di Sla o colpiti da infarto ancora giovani, che coinvolse giocatori degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. E che ora si sta allargando ai giocatori degli anni Novanta. "Ho paura anche io", aveva detto Baggio. E ora Raducioiu, ex idolo della Gialappa's Band per i gol sbagliati, ci mette il carico.
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"Facevo flebo con un liquido rosa, e ammetto di aver preso anche delle medicine - rivela ai microfoni di Orange Sport il 52enne, che vinse da comprimario lo scudetto e la Champions League con il Milan nel 1994 -. Chiamerò il medico che ci seguiva a Brescia per capire di più e per sapere anche che medicine prendevo a Milano, Brescia o Verona. Ci è sempre stato detto che si trattava di vitamine, di glucosio, ma non sapevamo cosa prendevamo. Facevamo flebo con questo liquido rosa, alla vigilia delle gare: a Milano invece prendevamo altre cose, tipo pillole. L'ho detto prima e dopo la morte di Vialli: dobbiamo chiederci il motivo di queste morti premature".
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