Panucci, "cosa mi ha confessato Guardiola": Milan-Barcellona, clamorosa verità
Christian Panucci ci riporta nel passato. In quel passato in cui le squadre italiane, Milan in testa, davano slancio al calcio italiano vincendo in Europa. E in una chiacchierata sul canale Twitch del Milan, Panucci torna alla finale di Champions League del 1994, quella vinta, contro tutti i pronostici, battendo il Barcellona per 4-0 ad Atene. Lo stesso stadio in cui il Milan ha ripetuto l'impresa nel 2007 con la vittoria sul Livepool per 2-1.
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Panucci parla di quella finale e soprattutto di cosa è successo prima: "La settimana prima Cruijff faceva tutte le foto con la Champions, caricava, sembrava già aver vinto la partita. Con un gruppo di uomini come quello del Milan non ha fatto altro che caricare l’ambiente. Giocammo la settimana prima a Firenze e provammo Desailly centrale. Arrivammo ad Atene carichi, ma non pensavamo di fare una partita così travolgente".
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Poi, come ricorda Sempremilan, parla della partita: "Li abbiamo annullati in tutti i settori, non ci hanno capito nulla. È stata una partita a senso unico, quella sera eravamo troppo più forti di loro. Ogni tanto parlo con Guardiola di quella sera, mi dice che quella sera non capivano da che parte provare. Io avevo Stoichkov, che dopo 20 minuti l’ha spostato dalla parte destra e per me è stata una soddisfazione… Io avevo 20 anni, l’anno prima mi ero salvato all’ultima giornata col Genoa. Quella sera lì li abbiamo tritati, è un ricordo indelebile".
E ancora: "Ne parliamo spesso con Pep Guardiola e con Ferrer, gioco spesso con loro a golf in Spagna, loro non se la ricordano perché neanche sono entrati in campo. C’era Desailly che quando l’arbitro ha fischiato la fine l’abbiamo dovuto portare fuori perché non se n’era neanche accorto". Infine il suo duello in campo: "Io ero contro Stoichkov, pallone d’oro… Ma me l’ero preparato, gli giocavo a due metri, non gli ho fatto prendere la palla neanche una volta, se la voleva doveva andare in profondità. Mi sono detto: “È bulgaro, in profondità ci va solo una volta e poi vuole solo palla sui piedi. Come arriva palla gli faccio un’entrata da dietro che lo ribalto in tribuna”. Quando ero lì gli sono stato sempre vicino, e quando l’ho visto spostarsi a sinistra dopo 20 minuti ho detto “Qui ho fatto il mezzo lavoro”. Mi ricordo che quando ce ne siamo andati da Atene con il pullman la gente era ancora a festeggiare. È stata una notte unica”.
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