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Mancini, da Ndour a Mane: ecco l'Italia del futuro, tutti i nomi

Claudio Savelli
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Chissà se almeno uno dei 66 convocati allo stage in questi due giorni tornerà utile all'Italia del futuro. Di certo, il numero di azzurri intercettati dimostra che gli occhi dello staff di Roberto Mancini sono parecchio vispi. Ieri e stamattina a Coverciano si è allenato un primo gruppo di calciatori di serie B (il cui campionato è in corso) mentre da questo pomeriggio a domani mattina toccherà al secondo gruppo di tesserati per società di serie A e estere. È soffermandosi su queste ultime, più che sui nomi, che si scovano le storie più particolari. Ad esempio quella di Cher Ndour: classe 2004, mezzala "alla Pogba", è nato a Brescia da padre senegalese e mamma bresciana, ha stupito la provincia con la sua squadra Fiumicello («All'allenatore mancava un giocatore: non potevo rifiutare») e lo scorso anno ha vinto la Youth League con il Benfica, che lo ha acquistato dall'Atalanta. È il primo italiano a riuscirci. Il suo sogno è «giocare il Mondiale del 2026 con l'Italia» quando avrà 22 anni. Speriamo almeno riesca a portarci.

Ndour è il potenziale faro della nuova generazione figlia di immigrati che da decenni fa la fortuna di altre nazionali. L'altro è Filippo Calixte Mane. «In teoria non c'è l'accento - ha raccontato a Cronache Di Spogliatoio - Mio padre è venuto in Italia vent'anni fa dal Senegal e all'anagrafe gliel'hanno tolto». A Dakar, Mane, nato nel 2005, è andato solo una manciata di volte. Non parla francese. L'eredità più grande è la passione per il calcio del nonno paterno, che applica fin da piccolo nel suo paese, Vela. Conquista un provino con il Novara, poi passa alla Sampdoria e infine al Borussia Dortmund, che lo nota durante un torneo a Duisburg con la Nazionale italiana under 17. Centrale "alla Nesta", suo idolo, è un perfetto interprete a metà tra marcatore e regista che il calcio contemporaneo richiede. Forse il nome di Franco Tongya è più noto. È entrato nell'inchiesta sulle plusvalenze della Juventus perché è passato al Marsiglia in cambio di Aké con una valutazione di 8 milioni. Ebbene, in Francia non ha mai giocato se non con le riserve, così ha firmato con i danesi dell'Odense, con cui ha segnato il primo gol lo scorso ottobre. Puntuale, Mancio lo ha chiamato: un'ala in più fa sempre comodo. Anche un mediano come Ibrahima Bamba, convocato last minute. Non ci sono dubbi sul fatto che sia il giovane centrocampista del Vitoria Guimaraes.

Perché di dubbi se ne sono avuti quando l'Atalanta cercava un Bamba sul mercato: l'italiano o l'attaccante francese del Lille? L'italiano, considerato a Bergamo erede ideale di De Roon. Nato nel 2002 a Vercelli, Bamba proviene da una famiglia originaria della Costa d'Avorio come il concittadino Moise Kean ma ha la cittadinanza italiana. Ha mosso i primi passi nelle giovanili della Pro Vercelli, prima di volare in Portogallo per farsi notare. Come ci è finito, invece, Fabio Chiarodia al Werder Brema? E come è diventato il più giovane esordiente nella storia dei Grün-Weiss, a 16 anni e 188 giorni? Ha fatto il percorso inverso rispetto a molti compagni di stage. Nato a Cinto Caomaggiore, paesino di 3mila abitanti nell'area metropolitana di Venezia, si è trasferito ad Oldenburg, Bassa Sassonia, con i genitori che cambiavano lavoro e raggiungevano alcuni parenti stretti. Altri volano all'estero perché acquistati dai top-club. È il caso di Casadei, che il Chelsea ha pagato 20 milioni (bonus compresi) all'Inter in estate e che ora stupisce nella squadra riserve, in attesa dell'occasione in Premier. Chissà se toccherà anche al suo erede, Fabbian, di proprietà dei nerazzurri e ora in prestito alla Reggina: in B sta brillando e l'Inter sembra volerlo offrire all'Atalanta per Scalvini. Quest'ultimo è la buona eccezione. Pur avendo solo 19 anni, non partecipa allo stage perché ha già compiuto il grande salto. 

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