Sinisa Mihajlovic, l'esonero e la leucemia: "Come andò davvero"
Nelle ore della morte di Sinisa Mihajlovic, emergono nuovi dettagli sulla decisione del Bologna di esonerare il tecnico serbo lo scorso settembre. Per Luca Telese è "una vergogna" che il club emiliano "finirà per pagare cara". Qualcuno parlò di decisione concordata tra la società e l'allenatore per permettere al mister di curarsi in tranquillità dalla recidiva della leucemia mieloide che si sarebbe poi rivelata fatale, dopo una lotta contro il male iniziata tre anni fa.
Nulla di tutto ciò. Secondo Repubblica, quell'esonero fu frutto di uno scontro durissimo tra Sinisa e il presidente americano Saputo, con tanto di feroce, drammatico faccia a faccia nella casa romana del mister. Dopo 3 punti in 5 partite (e nonostante quattro salvezze tranquille conquistate nelle stagioni precedenti, nonostante la battaglia contro la leucemia iniziata quasi subito), la società felsinea aveva deciso di esonerare Mihajlovic. Una delegazione dei dirigenti gli fece visita a Roma per cercare di convicerlo a dimettersi.
Non lo volevano più come tecnico (già in estate c'era stata la tentazione di cacciarlo) ma, scrive Repubblica, Saputo & co. non volevano passare per i cattivi che mandano via un uomo che sta lottando, di nuovo, contro la leucemia. Mihajlovic, carattere indomito da guerriero e soprattutto mai incline ai compromessi, li mandò a quel paese: "Non mi dimetto, cacciatemi". Alla fine, al suo posto arrivò Thiago Motta.