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Luca Telese e Mihajlovic, "morto in campo". Le parole pesantissime

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Nel giorno della morte di Sinisa Mihajlovic che ha sconvolto il calcio italiano e non solo, Luca Telese intervistato da Mowmag.com sgancia una bomba contro il Bologna, l'ultima squadra allenata dal tecnico serbo stroncato a 53 anni dalla leucemia mieloide con cui combatteva da 3 anni. Arrivato sotto le Due Torri nel gennaio 2019, Miha aveva compiuto un miracolo prendendo una squadra all'ultimo posto e conducendola al decimo. Nell'estate successiva, l'annuncio della malattia. Seguono il ricovero, vari cicli di chemioterapia, il ritorno in campo. Due dodicesimi e un tredicesimo posto, altri piccoli miracoli sportivi. All'inizio di questa stagione, però, dopo 3 punti in 5 gare, la società guidata dall'americano Saputo decide di cacciarlo e sostituirlo con Thiago Motta.

 

 



"Un esonero vergognoso", attacca Telese ."Non possiamo dimenticarlo. Ne parlavo con mio figlio di 16 anni, una cosa che pagheranno, visto che non ha prodotto nulla di buono. Cos'ha fatto il Bologna? Un punto e mezzo in più. Ma ha perso la dignità. Forse Mihajlovic avrebbe preferito una fine da combattente, sarebbe morto sul campo". Già nei giorni drammatici dell'esonero, si vociferò sulla possibilità che fosse in realtà una sospensione concordata, per coprire l'aggravarsi della malattia.

 

 

 

"Non credo - ribatte Telese -, esistono esempi di persone, come Steve Jobs, che non hanno mollato, e nonostante tutto. Sono certo che Mihajlovic avrebbe fatto lo stesso. L'esonero sanitario non ha precedenti nella storia, anzi forse uno, Manlio Scopigno (storico allenatore del Cagliari di Riva che vinse lo scudetto nel 1970), ma fu il medico a decidere, non la squadra". Per Telese quello del club felsineo è stato "un gesto infame, la coltellata alla schiena. Meglio che la dirigenza non fiata e non si fa vedere, fa una miglior figura".

 

 

 

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