Mihajlovic, "io fascista? Semmai": chi era davvero
Il mondo del calcio piange la scomparsa di Sinisa Mihajlovic, che si è spento a Roma all’età di 53 anni. Dagospia ha deciso di omaggiarlo rispolverando un ritratto del 2020, un anno dopo la comparsa della malattia con cui ha combattuto negli ultimi tre anni. All’allenatore serbo hanno spesso contestato il carattere: “Ho sentito su di me mille giudizi, spesso superficiali”.
C’è chi lo ha definito addirittura un fascista: “L’accusa più stupida - l’ha definita Sinisa - io che sono nato sotto Tito! Nazionalista semmai, ma non fascista. Non ero il guerrafondaio e machista che molti si divertivano a dipingere anni fa e non sono l’eroe che ora a molti piace raccontare dopo la mia lotta alla mia malattia”. Un’analisi che non fa una piega e che mette in imbarazzo chi sventola come una bandieruola a seconda del vento. Inoltre per la sua autobiografia Mihajlovic ha svelato un aneddoto sul primo ricovero dopo la malattia, avvenuto con la falsa identità di Cgikjltfr Drnovsk, un 69enne senza fissa dimora.
“Trovavo ironico che il senza fissa dimora lo avessero affibbiato a me - ha dichiarato - che in ogni stadio ero accolto dal coro di zingaro dei m***a”. La notizia della scomparsa è stata data dalla famiglia, che ha definito la morte di Sinisa “ingiusta e prematura”. “Uomo unico, professionista straordinario, disponibile e buono con tutti - ha sottolineato la famiglia - coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia”.