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Qatar 2022, Lukaku e la "tonnellata di cemento": cosa gli può accadere

Fabrizio Biasin
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Il titolo è chiaramente una boiata, ma serve a inquadrare il momento: Romelu Lukaku torna a casa insieme al suo Belgio ed è il responsabile principale dell'eliminazione. Le mani in faccia alla fine del match pareggiato con la Croazia dicono tutto, il pugno tirato alla panchina rappresenta alla perfezione la frustrazione di un attaccante che non riesce a uscire da un incubo iniziato un anno e mezzo fa. Quando?

 

 

Il giorno del suo addio all'Inter. Era agosto 2021 e il colosso salutava i nerazzurri decisamente a sorpresa. Nelle casse della Beneamata entrarono più di 100 milioni, ossigeno purissimo, lui approdò al Chelsea per fare la differenza e prendersi la rivincita sul passato. Tutti buoni propositi svaniti nel nulla. La stagione londinese è stata uno strazio, gli sforzi fatti per tornare a Milano sembravano il preludio a una stagione luccicante e di vero riscatto, ma è arrivato l'infortunio, fetente, quello che prima doveva lasciarlo fuori dal campo un paio di settimane, poi un mese, infine lo ha condannato a disputare un Mondiale da comparsa e da carnefice al tempo stesso. Ecco, sì, Lukaku non era nelle condizioni di giocare, ieri, e lo si capisce benissimo guardando quel che è accaduto: non l'ha presa mai, ha sbagliato cose che non sbagliamo neppure io e te, è parso tutto tranne che l'iradiddio ammirata nell'anno fantasmagorico in nerazzurro, quello con Antonio Conte che lo accudisce come mamma orsa col suo orsetto.

 

E ora? Ora tocca vedere che tipo di reazione riuscirà a mettere sul campo; Simone Inzaghi spera che la frustrazione si trasformi in rabbia, ovviamente supportata da una condizione fisica quantomeno decente. Il rischio, invece, è che i fantasmi di questo orribile anno e mezzo prendano il sopravvento e non lo lascino tranquillo. La risposta tra un mese esatto. A San Siro il 4 gennaio è in programma Inter-Napoli, l'occasione migliore per togliersi una tonnellata di cemento dalla schiena o per certificare un fatto: lasciare il posto in cui si sta bene è sempre clamorosamente sbagliato. 

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