Mondiali, insulti all'Italia sui migranti? "Scusatevi con il Qatar, da noi..."
Incredibile ma vero: la polemica Francia-Italia su Ong e migranti arriva persino ai Mondiali in Qatar. Merito, si fa per dire, del presidente Fifa Gianni Infantino, che nel goffo tentativo di difendere gli emiri organizzatori per la strage di lavoratori nei cantieri, tira in ballo, pur senza citarli esplicitamente, i politici che in queste settimane più stanno lottando per stoppare l'immigrazione clandestina nel Mediterraneo e disegnare una nuova Unione europea. Insomma, non sarebbe strano se a Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi e Matteo Salvini siano fischiate un po' le orecchie al termine della conferenza stampa qatariota del numero uno del calcio mondiale.
"Sponda tedesca". Ong e migranti, per Piantedosi cambia tutto
Infantino ha detto di sentirsi "qatarino, arabo, africano, gay, disabile e lavoratore migrante". "Questo mi riporta alla mia storia personale perché sono figlio di lavoratori immigrati", sottolinea Infantino, aggiungendo di sapere "cosa voglia dire essere discriminato in quanto straniero". Infantino ha rivendicato che la Fifa è stata tra i pochi ad avere a cuore le condizioni dei lavoratori impiegati dal Qatar in vista dei Mondiali di calcio. "Tra le grandi imprese che guadagno miliardi in Qatar, quante hanno risolto la questione della sorte dei lavoratori immigrati?", si è chiesto polemicamente. Le autorità qatarine sono state accusate, in particolare dalle Ong ma non solo, anche di discriminazione ai danni della comunità Lgbtq. Tuttavia, per Infantino si tratta di "lezioni di morale parziali" che si possono ridurre a "ipocrisia". "Con tutto quello che noi europei abbiamo fatto per tremila anni, dovremmo chiedere scusa per i prossimi tremila prima di dare lezioni di morale agli altri", ha affermato.
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Quindi, nello specifico: "Noi in Europa chiudiamo le frontiere, creiamo stranieri illegali: quante persone muoiono cercando di entrare in Europa. L'Europa dovrebbe fare come il Qatar, creare condizioni legali per i lavoratori stranieri. Certo, le riforme hanno bisogno di tempo, di anni e anni. Ma chi è qui in Qatar, da lavoratore straniero, lo è in maniera legale e ha tutta l'assistenza, anche sanitaria. In Qatar ognuno è benvenuto di qualunque religione, di qualunque orientamento sessuale sia". Insomma, un modello di democrazia, tolleranza e inclusione.