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Zeman, rivelazione choc: "Tifo da sempre Juventus, perché li denunciai"

domenica 13 novembre 2022
Zeman, rivelazione choc: "Tifo da sempre Juventus, perché li denunciai"

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Zdenek Zeman stupisce tutti. In un'intervista al Corriere della Sera il "boemo" parla del suo tifo e rivela di aver sempre sostenuto i colori bianconeri: "Tifo per loro da sempre", ha affermato l'allenatore. E ancora: "Sono sempre stato juventino. Da piccolo andavo a dormire con la maglia bianconera". Parole che stupiscono tutti. Zeman è stato il principale accusatore della Juventus nell'inchiesta per doping.

E così spiega il legame con i colori bianconeri che va in conflitto con il caso giudziario: "Con la Juve di Moggi, Giraudo e Bettega. Ma la Juventus non comincia e non finisce con loro. Era la squadra di mio zio Cestmir Vycpálek: il più grande talento del calcio cecoslovacco prima di Pavel Nedved, che portai in Italia. La differenza è che Nedved, lavoratore maniacale, voleva allenarsi pure il giorno di Natale; mio zio invece amava le gioie della vita. Era stato a Dachau, e il lager l’aveva segnato. Ma mi dicono fosse birichino anche prima". E sull'inchiesta afferma: "La mia denuncia? Ma solo perché a Torino c’era un magistrato coraggioso, Guariniello. Io ho puntato il dito contro il sistema, non solo contro la Juve, che aveva molti seguaci. E il problema non erano solo i farmaci. Erano anche i passaporti falsi. Era anche il condizionamento degli arbitraggi. Era anche lo strapotere della finanza". Poi c'è anche il Zeman "politico": "Odiavo i comunisti. Come li odiava mio padre, medico. Al piano di sopra abitava il capo del partito di Praga 14, il nostro distretto. Papà talvolta urlava dalla finestra del bagno la sua rabbia contro il regime. Ogni tanto qualcuno spariva". Infine parla di Francesco Totti: "Il giocatore più forte che ho avuto. Pareva avesse quattro occhi, due davanti e due dietro. Gli ho visto fare cose che sorprendevano tutti, anche me dalla panchina. Un’intelligenza calcistica prodigiosa. L’ho allenato due volte, quando aveva ventun anni e quando ne aveva trentasei, al mio ritorno alla Roma. Mi ha sempre seguito. E non abbiamo ma litigato". 

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