Lukaku ritorna in campo, Inzaghi ha già cambiato l'Inter
Romelu Lukaku ha un pallone nella mano destra e un cronometro in quella sinistra, mentre viene immortalato dal fotografo ufficiale dell'Inter. Lo sguardo è basso, come se volesse concentrarsi sul terreno di gioco, sul profumo del prato verde, sul momento: sta per iniziare l'ultimo allenamento individuale. Per questo sorride, il belga. Il via libera è arrivato dopo gli esami di controllo effettuati in mattinata, la cicatrice sul flessore è sparita, non c'è più rischio clinico in un rientro definitivo al gioco, al calcio, alle partite. Dunque da oggi tornerà ad allenarsi con i compagni e sarà a disposizione di Simone Inzaghi per la sfida alla Fiorentina in programma sabato: non partirà titolare ma potrà sgranchirsi le gambe per una manciata di minuti finali in vista del decisivo crocevia di Champions di mercoledì prossimo contro il Viktoria Plzen (con un successo, i nerazzurri saranno matematicamente agli ottavi di finale).
QUEL 28 AGOSTO
Sono passati quasi due mesi dall'infortunio. Era il 28 agosto, Lukaku si fermò durante un allenamento in vista della sfida alla Cremonese, vinta due giorni dopo per 3-1 a San Siro, bloccando a 3 presenze e 227' il minutaggio stagionale: niente più di un rodaggio, per un fisico così. La beffa, oltre al danno, è che un problema riscontrato lontano dai campi risulta invisibile agli occhi dei tifosi, e quindi difficilmente comprensibile. Non fa altro che aumentare l'impazienza per il rientro. Il belga, spinto dalla volontà di riconquistare subito il popolo nerazzurro, ha più volte cercato di velocizzare il processo, ma i medici nerazzurri hanno imposto prudenza. Anche in considerazione del rischio-Mondiale.
L'Inter, in questi 53 giorni, è cambiata. Lukaku ne ritroverà una diversa rispetto a quella in cui aveva ricominciato a giocare ad agosto. Dopo la doppia sfida al Barcellona, il mister si è reso conto che questa squadra non deve per forza controllare il pallone e difendere costantemente in avanti. Può anche abbassare il baricentro di qualche metro e accettare lunghi momenti a difesa della porta, purché siano intense le marcature che, come si usa dire, "rompono la linea". Da questo contesto, poi, l'Inter si distende passando dalla rifinitura di Dzeko, mentre con Lukaku potrà avere un corridore in più per ribaltare velocemente il campo.
Questa idea non esclude l'elaborata costruzione dal basso, nelle vene dell'Inter fin dai tempi di Spalletti, e gli interscambi propri del calcio di Inzaghi: in questi casi, Romelu dovrà adattarsi alla seconda novità, ovvero Lautaro.
Il Toro, a prescindere dai gol segnati (2 nelle ultime due gare) o mancati (zero nelle precedenti 8 gare), si è dimostrato il top-player dell'Inter. E più da prima punta che da seconda, quindi non sarà lui a ruotare attorno a Lukaku ma il contrario. Il belga dovrà assorbire il lavoro sporco che Dzeko sta svolgendo con la proverbiale classe, imparando velocemente una pulizia tecnica nelle giocate sottopunta che non è mai stato il suo punto di forza. Magari non riuscirà a raggiungere i 64 gol e 16 assist in 95 presenze del suo primo biennio nerazzurro, un ritmo da quasi un contributo decisivo a partita, ma non è quello che gli si chiede. Non subito. È anche una questione emotiva nei confronti della tifoseria. Sul podio delle preferenze ora c'è Lautaro, è quindi giusto che il belga non si comporti come se ci fosse lui ma lavori per recuperare posizioni. In più, Romelu ha un riscatto da guadagnarsi, visto che è in prestito secco all'Inter. Il club dovrà trattare con il Chelsea e, qualsiasi sia la cifra richiesta, sarà un sacrificio. Il bomber sa che per allineare tutte queste stelle dovrà essere un po' meno bomber e più trascinatore.