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Napoli, ecco perché Lobotka è il capolavoro di Spalletti

Renato Bazzini
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Stanislav Lobotka non è arrivato gratis al Napoli. È stato pagato 21 milioni più 4 di bonus al Celta Vigo, mica due lire, e per un anno e mezzo (è sbarcato nel gennaio 2020) i tifosi si sono domandati se non c'era di meglio a quel prezzo. Arriva su richiesta di Gattuso che aveva ereditato la squadra impostata sul 4-4-2 da Ancelotti e voleva passare al 4-3-3, ma era privo di metodisti. Tra lui e Demme, però, il tecnico preferisce il secondo perché più brillante atleticamente. Lobotka finisce così nel dimenticatoio, nulla più di una comparsa, come dimostrano i 139' giocati lungo tutta la serie A 2020/21, l'ultima con Rino in panchina: mai da titolare in campionato (qualche volta in Europa League e Coppa Italia) e mai in campo per oltre 26' consecutivi. Come può rendere un giocatore obbligato ai ritagli di partita? Non può. Arriva Spalletti e ne intuisce le qualità, aumentandone il minutaggio nella stagione scorsa. Quando è disponibile, Stanislav gioca. Molto spesso dall'inizio. Chiude l'ultima serie A con 23 apparizioni e 1688' in campo, una specie di rampa di lancio verso quest'anno, quando il mister modella il Napoli dal 4-2-3-1 al 4-3-3 per fare spazio al regista. A Lobotka. Ora è già a 776' in A e 350' in Champions, su 14 partite ben 12 volte è partito titolare e nelle altre due occasioni (Lecce e Spezia) è entrato all'intervallo, come se Spalletti si fosse pentito di non averlo usato fin da subito. Come se fosse impossibile pensare al Napoli - soprattutto a questo Napoli - senza di lui.

 

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IMPRESCINDIBILE
In effetti, Lobotka è imprescindibile per un gioco basato sulla fluidità come quello della capolista. Non sbaglia mai un passaggio - con il 94,2% di successo, è secondo solo a Igor in A - ed è anche capace di proteggere la difesa, come dimostrano i 69 palloni recuperati finora (sesto in graduatoria). È regista ma anche incontrista, sa smistare ma anche sterzare, proteggere il pallone con il corpo e condurlo in avanti per saltare una linea di pressione. È l'ideale prototipo al centro del campo nel calcio contemporaneo. Non a caso altri giocatori di questo tipo stanno portando le rispettive squadre alla svolta. Rimpiazzando Brozovic, forse il capostipite del genere, Calhanoglu ha rivitalizzato il gioco dell'Inter. Senza Koopmeiners, l'Atalanta non avrebbe ceduto Freuler: a 14 milioni, tanto è stato pagato all'AZ, sembra sempre più un furto. Vale lo stesso discorso per Cataldi, che fa girare la Lazio e obbliga Marcos Antonio alla gavetta, e Makengo, che fa da perno nell'Udinese dei sogni: pagato solo 3,5 milioni al Nizza due anni fa, il 24enne francese ne vale già il triplo. Nel discorso può rientrare anche Tonali proprio perché è stato erroneamente considerato un regista classico a inizio carriera e invece fa la differenza anche proiettandosi in area come contro il Verona. Insomma la serie A è diventata la patria dei registi 2.0.

PRONTO IL RINNOVO
Il pubblico li apprezza. Quando è stato sostituito nel finale di gara contro il Bologna, tutti i presenti allo stadio Maradona si sono alzati in piedi per applaudire Lobotka. Il Napoli, intanto, prepara il rinnovo (2,5 milioni a stagione fino al 2027) di un contratto in scadenza nel 2025, per cui non ci sarebbe alcuna fretta. Ma visto che lo slovacco ha 27 anni, ne promette almeno cinque a questi livelli ed è un regista contemporaneo, meglio tenerselo stretto. Anche se qualsiasi società lo pagherebbe più di quanto in effetti valga. 

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