Sottil e Palladino, il segreto degli esordienti: cosa manca a Inter e Juve
L'Udinese non frequentava i piani nobili della Serie A da un decennio. Un arco di tempo che i friulani hanno trascorso in sosta nella parte destra della classifica, mentre diventavano avanguardia per il modo di fare calcio. Allargando i suoi orizzonti in Inghilterra (col Watford) e in Spagna (col Granada, poi venduto), la famiglia Pozzo ha iniziato a scovare calciatori grazie a un'eccellente rete di scouting e a costruirli in casa affidandoli spesso ad allenatori in grado di valorizzarli. L'Udinese che ieri ha travolto l'Inter è figlia di questo metodo.
BRIVIDO PLUSVALENZA
Un momento di grazia che è un premio a chi non ha venduto sogni ma solide realtà: per dieci anni i friulani sono rimasti fedeli alla dimensione di squadra medio-piccola che lotta per il trofeo della salvezza e il brivido della plusvalenza. Poi qualcosa è cambiato con la retrocessione del Watford, avvenuta dopo cinque stagioni in Premier League e una finale di FA Cup: i rapporti di forza si sono ribaltati e così a Udine sono stati dirottati giocatori del livello di Deulofeu e Pereyra, due che per qualità valgono le big del campionato. La filosofia del club è rimasta immutata - calciomercato sempre in attivo nelle ultime quattro stagioni - ma è gradualmente aumentata la competitività della squadra grazie all'affermazione di tanti calciatori: da Beto a Udogie, passando per Perez, Walace, Rodrigo Becao e arrivando al più recenti Lovric e Samazrdic. Il tassello che ha completato il puzzle friulano è Andrea Sottil, un esordiente in Serie A che non appartiene alla schiera di maestri creati a uso e consumo di club senza soldi né idee: l'ex difensore si è fatto dieci anni di gavetta in giro per le categorie minori e si è presentato a Udine con una visione di calcio moderna e un metodo di lavoro chiaro. Intensità, verticalità e transizioni sono le regole della squadra, che non le tradisce neanche quando è in svantaggio. Il 4-0 inflitto alla Roma e il 3-1 all'Inter sono il manifesto dell'Udinese, il cui martellamento alla lunga si sta rivelando insostenibile per molti. Quella di Sottil è una squadra che impressiona non solo per intensità e tattica, ma anche per la fantasia e la qualità che è in grado di sprigionare negli spazi che si guadagna.
L'INTUIZIONE DI GALLIANI
Sottil non è però l'unico allenatore ad aver trascorso una domenica perfetta. L'altra storia del giorno è dell'esordiente Raffaele Palladino, lui sì appartenente alla categoria che viaggia sul sottile confine tra l'intuizione e la mossa disperata. Il 38enne ex attaccante non si era mai seduto su una panchina di una squadra professionistica: lo ha fatto per la prima volta contro la Juventus e ne è uscito con una vittoria, la prima storica del Monza in Serie A. Presentatosi non da maestro ma da umile allievo di Gasperini e Tudor, Palladino ha palesato un punto in comune proprio con Sottil: quello di essere riuscito subito a ottenere maggiore intensità dai suoi calciatori. Il motore del Monza si è finalmente acceso, complice anche un avversario totalmente allo sbando: col Lecce aveva tirato due volte, con la Juve diciassette, e in campo c'erano praticamente gli stessi giocatori. Il tempo ci dirà se Berlusconi e Galliani hanno estratto il coniglio dal cilindro: per ora sono aggrappati a un esordiente per non vanificare investimenti molto importanti.