Sinisa Mihajlovic, il calcio non fa sconti: la vera storia dell'esonero choc
E adesso, il dibattito è aperto. Tutti a cercare la verità, l'essenza della scelta del Bologna Football Club: ha fatto bene a esonerare Sinisa Mihajlovic? Oppure ha messo in atto una strategia cinica, legata esclusivamente alla realtà tecnica della squadra, tenendo conto della classifica attuale della squadra e non delle condizioni dell'uomo? Visto che stiamo parlando, appunto, di un uomo di calcio, come ama essere definito Sinisa, prima di tutto i fatti: da ieri il tecnico serbo non è più l'allenatore del Bologna. Durante un incontro che si è tenuto a Roma, dove si trovava per una giornata di riposo dopo il deludente pareggio di La Spezia e dopo l'ennesimo delicato controllo medico a cui si sottopone da anni, presenti anche l'Ad Fenucci, il direttore tecnico Sartori e il ds Di Vaio (assente il presidente Jey Saputo), Mihajlovic ha ricevuto la brutta notizia.
Paga - secondo la dirigenza l'avvio stentato di campionato visto che il Bologna occupa il 16° posto con soli tre punti in cinque giornate, ma avendo comunque incontrato già due big come Lazio e Milan. In prima fila, per sostituirlo, ci sono Thiago Motta, che piace dopo la bella stagione scorsa a La Spezia, e Claudio Ranieri. Contattato anche De Zerbi. Oggi si saprà il nome del prescelto, nel frattempo gli allenamenti saranno guidati dal tecnico della Primavera, Luca Vigiani.
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IL NETTUNO D'ORO Cala così il sipario sulla lunga avventura professionale tra il club rossoblù e l'allenatore serbo. Un rapporto iniziato a gennaio 2019 quando Sinisa prese le redini di un Bologna sull'orlo della B e lo salvó con una cavalcata trionfale diventando l'icona dell'intera città. A tal punto che l'amministrazione pubblica lo premió con il Nettuno d'Oro, la statuetta che elegge un personaggio a bolognese Doc. Allora, mezza città storse il naso: il Nettuno a un serbo con idee politiche non certo di sinistra? Nella Rossa Bologna, tutto ciò era sopportato e non più supportato. Poi, visto che la vita riserva incidenti di percorso, anche gravi, arrivò la mazzata: durante un controllo ematico, nell'estate del 2019, emersero valori impazziti nel sangue di Sinisa, globuli e piastrine fuori dalla norma per una diagnosi agghiacciante: leucemia mieloide acuta. È cominciata, così, una via crucis fatta di chemioterapia e lunghi mesi in ospedale, con un trapianto di midollo e una ripresa parziale della salute, mentre la squadra, campionato dopo campionato, ha viaggiato a volte da sola con il suo allenatore chiuso in una stanza asettica dell'ospedale e poi eroico in panchina, «più morto che vivo», raccontò Sinisa. La "bastarda" (come chiama la leucemia) si è rifatta viva, implacabile, la scorsa primavera, poco prima del ritiro estivo del torneo in corso. Una maledetta recidiva che ha segnato gli ultimi mesi bolognesi del tecnico: «Ma io vado per la mia strada. Giudicatemi solo per quello che vivo nel calcio. Un mondo nel quale ci sono allenatori esonerati e quelli che saranno esonerati. Se succede, succede. Io ho la coscienza pulita». È successo. Ieri. Con Mihajlovic in panchina il Bologna ha ottenuto il massimo con il parco giocatori avuto a disposizione: due dodicesimi posti (2019/20 e 2020/21) e un tredicesimo (2021/22). Con 47 vittorie, 42 pareggi e 64 sconfitte.
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DECISIONE DIFFICILE La decisione presa ieri dallo stato maggiore del club non è stata semplice: «É stata la più difficile che ho preso da quando sono presidente», ha detto Joey Saputo. Recita il comunicato ufficiale: «A Sinisa e al suo staff va un ringraziamento speciale per aver affrontato il lavoro in condizioni straordinarie e delicatissime con eccezionale dedizione e professionalità». E ancora Fenucci, l'ultimo a difendere Mihajlovic: «A Sinisa mi legheranno sempre un'amicizia e un affetto che vanno oltre i rispettivi ruoli professionali ma la squadra è prima di tutto patrimonio dell'intera città e dei tifosi». Tifosi che ora devono continuare a sostenere l'uomo Sinisa, non più l'allenatore: la partita che sta giocando è più importante di un pallone che rotola in rete o sfiora il palo. È un match da non perdere.