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Ferrari, verità inconfessabile: qual è il vero errore che ha distrutto il Mondiale

Lorenzo Pastuglia
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Chiamatelo "fenomeno", "cannibale", perché un Verstappen così è imprendibile per tutti. E oramai appassionato di rimonte. Lo aveva fatto in Ungheria, prendendosi la vittoria dal decimo posto su una pista non pro-sorpassi. Lo ha fatto anche ieri a Spa, partendo ancor più dietro per il cambio della quarta power unit venerdì: dal 14esimo al primo posto in 12 giri, la rimonta più veloce nella storia della F1. E il capolavoro non finisce qui, perché una volta in testa ha rifilato al traguardo 17"8 a Pérez e 26"8 a Sainz, gli altri uomini sul podio dopo una gara a parte.
Sorrisi quasi nulli per i due, mentre è sconcertante l'immagine di Max nel parco-chiuso, in attesa di festeggiare prima che la gara finisse e con Leclerc impegnato nella ricerca del giro veloce finale (non arrivato). Proprio qui, il patatrac a due giri dalla fine degli uomini Ferrari e del proprio pilota di punta è l'immagine di un weekend da dimenticare: messo in pista troppo tardi e costretto alla lotta con l'Alpine di Alonso - a rischio ritiro al via dopo il tocco a Les Combes di Hamilton, subito out dalla corsa -, Charles alla fine è sesto dietro a Nando, dopo i cinque secondi di penalità per eccesso di velocità in corsia-box. Peccato, dato l'ottimo avvio come Verstappen (era nono da 15esimo, prima dell'ingresso della Safety Car) e l'ennesima sfortuna al giro 4, quando una visiera a strappo gli finita nei freni anteriori, tanto da essere costretto al pit anticipato con il fumo sulla vettura.

 

 


Alla fine, Maranello è stato nettamente spazzato via dalla Red Bull. Un risultato mai visto in stagione. E se in Ungheria si ipotizzava una superiorità dei rivali per le temperature basse, la tesi da ieri è caduta dati i 10 gradi in più rispetto alle nuvole di sabato in qualifica. Sulla F1-75 di Leclerc è persino stato montato il nuovo motore ibrido, che aveva portato il monegasco in penalità al via ma che non ha reso: gli anglo-austriaci sono stati superiori persino nel secondo settore guidato, facendolo senza il preannunciato telaio di quasi 6 kg in meno che invece verrà introdotto a Singapore. Sainz, a fine gara, ha provato a spiegare il gap «per il pacchetto a basso carico non funzionante». Resta da capire nei prossimi GP se la norma anti-porposing, introdotta proprio in Belgio, possa aver colpito in negativo la Ferrari - che ha dovuto difendersi con Sainz dal ritorno di Russell (quarto) a fine corsa -, con il ritorno del problema del consumo-gomma (come non si vedeva da inizio-stagione). 

 

 

 

Maranello pensa già alla monoposto 2023, conscia di aver buttato via il Mondiale prima di Spa tra rotture, sbagli di strategia e dei piloti. C'è però da salvare la faccia e guardarsi in classifica dal ritorno della Mercedes: a Zandvoort, pista di curve, dovrebbe essere battaglia alla pari con la Red Bull, a Monza il rischio è di un'altra gioia avversaria, visti i lunghi dritti e un circuito da basso carico. Verstappen intanto continua a mietere record, a soli 24 anni e 331 giorni ha già vinto 29 gare, molto più di come avevano fatto Vettel (22), Alonso (14) e Hamilton (11). E di tempo ce n'è ancora tanto per farne altri... Classifica Piloti: Verstappen 284, Pérez 191, Leclerc 186, Sainz 171, Russell 170, Hamilton 146. Costruttori: Red Bull 475, Ferrari 357, Mercedes 316. 

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