Panariello a Luciano Moggi: "Con De Ketelaere per il bis. Ma questa Inter..."
Ho sempre avuto un debole, quello per i film comici. Quelli di Giorgio Panariello sono per me i più distensivi, i suoi sketch sono esilaranti, ti fanno dimenticare le tristezze della vita. Conosco bene Giorgio da tempo e so quanto sia tifoso accanito del Milan e abbastanza intenditore di calcio. Non lo conoscevo però sotto il profilo della cinofilia, ama i cani come pochi. L'ho scoperto durante una lunga camminata sulla spiaggia, quando, alla vista di un cane che correva sulla sabbia, ha cominciato ad illustrarmi le qualità di questo animale. Mi ha parlato persino dei canili e dei tanti cani abbandonati, cercava di farmi capire che, da dentro le gabbie, i cani squadrano i visitatori, carichi di speranza che tra loro non ci sia chili vuole prendere e poi abbandonare. Commovente davvero. Ha anche cercato di farmi capire quanto sia bello andare con il cane al parco, correre con lui senza una meta, per poi sedersi, gettare una pallina rossa nel vuoto che il cane rincorre, l'azzanna e la riporta al padrone. Veramente bello non c'è dubbio, e lo capisco perché è una sensazione che ho provato pure io con una piccola maltese di nome Brigitte e due pastori tedeschi, Diana e Zeus. Siccome però il tempo scorreva veloce e l'intendimento di quell'incontro era di fare un'intervista sul calcio - e più precisamente sul Milan, la sua squadra del cuore -,pur apprezzando i suoi sentimenti, ho cercato di deviare il discorso sull'argomento.
Speravi sinceramente di vincere il campionato?
«Due motivi mi hanno dato questa speranza, il primo quando, dopo aver perso il derby di coppa per 3-0, nella stessa settimana siamo andati a Roma a vincere in casa della Lazio per 1-0 con rete di Tonali quasi a fine partita. Era una dimostrazione di carattere e la voglia di non darsi mai per vinti».
E il secondo motivo?
«Quando l'Inter non è riuscita a scavalcarci dopo il recupero contro il Bologna. Lì ho capito che potevano farcela e da lì è infatti cominciata la nostra cavalcata trionfale».
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Merito di Pioli?
«Sicuramente, perché non ha mai perso di vista l'obiettivo anche nei momenti critici, come appunto nell'occasione del derby perduto per 3-0. Al contrario di Inzaghi che, dopo aver perso l'altro derby per 2-1, faticò a riprendere in mano la squadra che in un mese fece appena due punti e perse il primato della classifica».
Di Ibrahimovic che dici?
«Un uomo tutto di un pezzo, un grande giocatore che, dall'alto del suo carisma, riesce a infondere coraggio a tutti sia quando gioca che quando sta in panchina».
E della dirigenza?
«Sicuramente il Milan è in mano a gente che conosce il calcio. Paolo Maldini, dopo essere stato una icona del Milan da giocatore, è adesso il condottiero indomito di una squadra che può avere anche qualche lacuna, ma supplisce a tutto con il carattere di chi sa che per raggiungere qualsiasi obiettivo bisogna saper lottare strenuamente. Massara è il suo degno "secondo": cuce la tela come faceva Penelope, ma senza dirlo neppure a se stesso».
E quando erano entrambi senza contratto hai mai avuto paura che andassero via dal Milan?
«Mai avuto simile paura anche perché non riuscirei ad immaginare il Milan senza Maldini e soprattutto una proprietà che lascia andare i due».
Pioli l'anno scorso predicava sempre che era necessario fare più punti dell'anno prima. E il Milan, a furia di farne, ha vinto il campionato. Quest'anno cosa si inventerà?
«Ripetersi è sempre difficile, ma lascia ben sperare la crescita dei tanti giovani che l'anno scorso, per la prima volta, vestivano la maglia rossonera, oltre naturalmente all'inserimento dei nuovi: Origi, ex Liverpool, Adli centrocampista dal Bordeaux e soprattutto il trequartista belga De Ketelaere che sembra avere piedi e testa da campione. Sicuramente una squadra più forte, giovane e predisposta per vincere nel futuro ma anche subito, come dimostrato».
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Rientrerà nel gruppo Kjaer ma inizialmente sarà solo una aggiunta importante per i già bravi Tomori e Kalulu...
«Ormai Tomori e Kalulu non sono scindibili e Kjaer dovrà ritrovare la condizione per essere impiegato. Comunque a turno possono concedersi momenti di riposo anche in considerazione dei tanti impegni».
Il mercato non è ancora terminato ma le grandi sono quasi al completo. Come vedi quest'anno la lotta per vincere il campionato?
«L'Inter sulla carta resta la squadra più forte, anche se a Pescara ha subito 4 gol dal Villarreal, ma noi saremo lì a contrastarla. Quest'anno comunque si aggiungerà al gruppo una Juve rinforzata e più cattiva e non escluderei la Roma di Mourinho dopo gli acquisti di Dybala, Matic e Wijnaldum». Termina qui l'intervista con un uomo dal cuore grande, che ispira a tutti benessere e allegria.