Barcellona, Kessie e Lewandoski? Mancano i soldi: rischiano di stare fuori
Tutti se lo chiedono, nessuno sa cosa rispondere: il Barcellona che fino all'anno scorso sembrava in default finanziario come può permettersi un mercato così faraonico? La strategia è una scommessa: troviamo denaro, lo investiamo tutto e subito, alziamo il valore della rosa, vinciamo e restituiamo tutto in futuro.
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Cosa già successa. È creativo il modo con cui la società blaugrana sta raccogliendo i soldi: vendendo se stessa. O meglio, sta cedendo alcuni asset aziendali. Prima il 15% dei diritti tv dei prossimi 25 anni per 315 milioni, così li ha pronti all'uso anziché diluiti, poi si è inventata la cessione del 25% di Barça Studios, l'azienda che crea i contenuti multimediali del club, a Socios.com (ex main sponsor dell'Inter) in cambio di 100 milioni. Un ulteriore 24,5% sarebbe in attesa di acquirenti alla stessa cifra. Sono vendite secondarie e aggiuntive rispetto allo sponsor Spotify che garantisce 60 milioni a stagione per comparire sulle maglie del club e che partecipa alla ristrutturazione del Camp Nou, per la quale verserà ulteriori 20 milioni all'anno.
Riavviato il circolo virtuoso nella rosa, resta da risolvere il secondo problema: la Liga, che ha imposto un equilibrio finanziario tra fatturato e tetto ingaggi alle società spagnole. Ogni società viene autorizzata a spendere il 25% di quanto ha guadagnato in quella sessione di mercato tramite cessioni di altri calciatori o tramite risparmio sugli stipendi con spalmature o risoluzioni contrattuali. In teoria può investire 2,5 milioni ogni 10 milioni di spazio liberato. Il Barça non rientra perché ha comprato prima di vendere.
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Così rischia di iniziare senza Lewandowski, Koundé, Kessie, Christensen e Raphinha, i gioielli del mercato, a cui si è appena aggiunto Marcos Alonso dal Chelsea. Non può iscriverli finché la Liga non dà il via libera e non lo darà finché il club non abbasserà ulteriormente il monte ingaggi e assesterà qualche plusvalenza per sistemare il bilancio. Per questo De Jong, Depay e Aubameyang sono sul mercato a costi accessibili, per non dire concorrenziali. Ci si domanda perché e il motivo è l'esigenza del Barcellona di rientrare nei parametri della Liga. Il fatto è che tutti gli altri club lo sanno e aspettano la fine del mercato per strappare prezzi ancor più favorevoli.