Ferrari, un terremoto: "Chi può saltare subito", rivoluzione dopo il disastro?
Quelle due vittorie e un secondo posto nel trittico iniziale tra Bahrain e Melbourne per la Ferrari, prima di fare tristemente i conti con la realtà e il ritorno della Red Bull, capace di allungare a 80 punti con Max Verstappen dopo l’Ungheria. Certezze che hanno cominciato a scricchiolare sotto i colpi dell’affidabilità, che ha tolto almeno 50 punti a Charles Leclerc (e molti altri a Carlos Sainz). Degli errori dei piloti, alle strategie sballate. Il piano per il titolo è imploso all’Hungaroring, dove anche la macchina per la prima volta ha subìto un’involuzione misteriosa. Se, è scritto sul Corriere della Sera, i motori fragili sono il risultato di una filosofia progettuale comprensibile — cercare la prestazione prima e poi la solidità —, se anche gli sbagli di Charles e Carlos hanno pesato sul bilancio — resta pur sempre una coppia ‘giovane’: sei vittorie in due —, le scelte autolesioniste del muretto hanno aggravato la situazione.
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Rueda, il capo del garage remoto nell’occhio del ciclone
E non solo, tali scelte hanno tolto serenità a Leclerc, per tre volte penalizzato dalla tattica: a Montecarlo, a Silverstone e all’Hungaroring, dove non avrebbe vinto (per la forza della Red Bull e la debolezza inattesa della Rossa), ma senza il pasticcio delle gomme dure sarebbe salito sul podio. Crescere, non cambiare. Aggiungere. Così Mattia Binotto ha difeso il muretto, lasciando trapelare l’idea di qualche rinforzo da aggiungere al suo “cerchio magico”. Sulla graticola dei social è finito soprattutto il capo delle strategie (e direttore sportivo), lo spagnolo Iñaki Rueda arrivato dalla Lotus nel 2015. È sempre rimasto al suo posto fra le tante rivoluzioni interne a Maranello. È assistito dal giovane inglese Ravin Jain, 28 anni, nato a Londra, origini indiane, entrato in azienda attraverso una Academy che seleziona i migliori ingegneri neolaureati.
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Mekies, Togninalli e Albertini, chi sono gli altri uomini chiave in Ferrari
I dati da interpretare in gara arrivano dal garage remoto di Maranello, dove lavorano 30-40 persone. E dalla pista, dove a ‘leggerli’ dalle due macchine è Matteo Togninalli, valtellinese a capo degli ingegneri in pista. Altra presenza fissa al muretto — oltre agli ingegneri di Leclerc e Sainz, Xavier Marcos e Riccardo Adami — è Laurent Mekies. Il francese ex tecnico della Fia — fra gli inventori dell’Halo — è uno dei più fidati collaboratori di Binotto, promosso al ruolo di ‘Racing director', in pratica fa il vice del team principal. Infine c’è Claudio Albertini, figura di riferimento per i meccanici dei pit-stop e per altre attività di gara. Ma spesso sono anche i piloti a dare assist preziosi, Verstappen e Perez per esempio dopo i giri di riscaldamento in Ungheria hanno avvertito di non usare le gomme dure perché non avrebbero funzionato. Sensibilità e dettagli, in F1 non basta avere l’auto più veloce.