Michael Masi, dramma in F1: "Dopo l'ultima gara...", com'è costretto a campare
“Ho ricevuto minacce di morte rivolte a me e alla mia famiglia. Ricordo ancora, che un paio di giorni dopo l'ultima corsa, camminavo per le strade di Londra, guardandomi alle spalle e chiedendomi se le persone che mi ritrovavo alle spalle mi avrebbero attaccato”. Parola di Michael Masi, il contestatissimo ex direttore della Fia che con le sue decisioni ha compromesso, all’ultimo giro di Abu Dhabi, la lotta al titolo tra Mercedes e Red Bull. Lo stesso dirigente australiano, che si è dimesso dalla Fia il 12 luglio, lo ha rivelato in una intervista al Sydney Telegraph: “Erano giorni bui, mi sentivo l'uomo più odiato del pianeta".
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Masi: “Tornato in Australia per essere vicino a chi mi sostiene”
Masi ha anche aggiunto che in quelle settimane da incubo ha ricevuto "centinaia di messaggi" che erano "scioccanti, razzisti, offensivi, meschini. Le gente mi chiamava per nome. Ho ricevuto minacce di morte da persone che minacciavano di prendersi cura di me e della mia famiglia. E ha continuato, sul mio account Facebook e soprattutto su LinkedIn, che dovrebbe essere una piattaforma professionale. Sono tornato in Australia per essere vicino alle persone che mi sostengono”.
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Come è nato l’errore di Masi ad Abu Dhabi
L’odio nei confronti di Masi si ricollega agli ultimi giri del GP di Abu DHani, commettendo un errore nato dall’aver richiamato la Safety Car a un giro dalla fine, dopo lo schianto della Williams di Nicholas Latifi (pure lui vittima di minacce di morte), senza consentire a tutte le monoposto di sdoppiarsi dai prime. Un errore di interpretazione del regolamento che aveva consentito a Max Verstappen, fermatosi durante il regime di Safety Car, di tornare ai box per montare un treno di pneumatici nuovi, così di attaccare Lewis Hamilton in curva 5, rimasto sul tracciato con un treno di pneumatici usati, vincendo gara e il suo primo titolo iridato.