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Davide Valsecchi: "Leclerc meglio di Verstappen solo in qualifica. Ferrari sempre rotta"

Leonardo Filomeno
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Davide Valsecchi toglie i freni. La sua energia esplosiva travolge tutti. Classe ’87, volto Sky tra i più seguiti, ha corso fino al 2012. Con precisione millimetrica, va fino in fondo su ogni domanda. Lo chiamiamo qualche ora prima del GP di Francia, con il campione del mondo Max Verstappen e la Red Bull saldamente in testa. E Charles Leclerc su Ferrari fresco di trionfo in Austria. 

La F1-75 nel Mondiale Costruttori può spuntarla ancora?
“Se Sainz dovesse continuare a far bene e dopo la pausa estiva la questione affidabilità venisse risolta, probabilmente. Red Bull è in una botte di ferro, un motore a loro non è mai esploso”. 
Sull’affidabilità fanno bene a rischiare? E quella di lasciar liberi i piloti in pista è una scelta giusta? 
“Questa Ferrari è un missile, ogni due per tre però si rompe. L’affidabilità è il loro punto debole. C’è tempo per lavorarci. Si sono portati avanti per i prossimi mondiali. A rischiare fanno bene. Resto dell'avviso che il pilota che vuole il Mondiale se lo prende sul campo. La Ferrari ha commesso errori di strategia enormi e solo per questo Leclerc non è riuscito ad ottenere le vittorie che gli spettavano. Non capisco però perché Sainz dovrebbe aiutare il compagno a vincere. Charles è bravo abbastanza per batterlo. E per stargli davanti".

 

 


 

 

Che Sainz avesse aspettative diverse era chiaro da diverse gare.  
“In Austria, con la rottura del motore, credo si siano inchiodate. Però non lo ritengo il colpevole delle mancate vittorie di Charles. A Monaco gli chiesero di entrare e fece presente che non fosse una grande idea. Il suo ragionamento fu lucido. Se lo avesse fatto Leclerc, avrebbe vinto. Il fatto che ci arrivò Sainz non vuol dire rifiutarsi. E’ pagato per correre. E per vincere. Salvo ordini diversi, proverà a battere Charles sempre”.
Nella lotta dei secondi chi la spunta tra lui e Perez? 
“Sergio, anche se di poco. Già lo scorso anno ha dimostrato di essere determinante. Soprattutto nelle ultime gare. E quest’anno è ripartito alla grande”. 
Verstappen è ancora il campione che non piace?  
“Mi piaceva di più quando era un pazzo scatenato, un fenomeno alla Gilles Villeneuve. Si è limato. Credo però che tutti abbiano riconosciuto che sia fortissimo. E’ imperturbabile. Da 9 e mezzo. Ha commesso un solo errore, a Barcellona”.
Leclerc in Austria è stato portentoso. Un leone vero.  
“In qualifica è il numero 1. Mostra una freddezza e una precisione che lo accostano ai migliori di sempre. In quel frangente è superiore a Verstappen. Da 9. Peccato per Imola, stava rimontando e non ha avuto pazienza. E a Montecarlo avrebbe potuto incidere sulla gara, come ha spesso fatto Hamilton in passato. Ha seguito le idee del team e si è lasciato coinvolgere in una strategia assurda”. 
 

 

 

 

 

Hai detto: “Il dominio Mercedes è durato troppo a lungo. Verstappen l’ha interrotto”. 
“La palla è passata ad altri. Difficilmente Lewis vincerà questo mondiale o sarà in lotta per i prossimi. La costanza di Russell, che è forte, lo infastidisce. Però da Silverstone, complici anche le migliorie della macchina, ha ritrovato la voglia. Non credo siano stufi di lui in Mercedes, né lo vedo in altre scuderie. Più facile stancarsi di Ricciardo”. 
Il confronto con Lando è ormai impietoso.  
“Il fatto di avere al suo fianco uno come Norris credo lo abbia distrutto. Come bravura, il ragazzo è al pari di Russell, ha una velocità pazzesca e un talento superiore a quello di Daniel”.
In Alpine viene da chiedersi chi sia il capitano. 
“Impossibile sia Alonso, la macchina gli si rompe sempre. Ocon, invece, ha un contratto di 3 anni. Per Fernando non vedo l’attenzione che c’è per il francese. In classifica, poi, è disperso, con la metà dei punti rispetto al compagno. Nei fatti però gli è sempre stato davanti. Non è giusto. L’opzione Aston Martin sarebbe un suicidio sportivo”.
Complice una Haas in crescita, l’ultima gara di Mick è stata bellissima.  
“Con questi punti si è sbloccato. Sarà a livello delle prestazioni di Magnussen per tutto l’anno e magari a Monza si guadagnerà la riconferma. Una macchina forte ti permette sempre di fare bella figura”.
Che impressione ti ha fatto Zhou? 
“Male non fa, ma la Formula 1 a volte non è democratica. L’anno scorso il campionato di F2 lo ha stravinto Oscar Piastri, un fenomeno. Il risultato? Zhou ha fatto licenziare Giovinazzi. E Piastri guarda e attende”. 
Sei d’accordo con l’estromissione di Mazepin? 
“Da anni viveva a Montecarlo e si allenava per sfondare nell’automobilismo. Dare degli assassini senza motivo ed escludere da competizioni internazionali atleti russi che girano il mondo lo trovo profondamente ingiusto. E’ una decisione che genera solo cattiveria e odio”. 
Marko-Horner, quale voto? 
“Sono in testa al Mondiale. E Perez non è messo male. 9”.
A Binotto quanto diamo? 
“L’anno scorso andavano di m***a, quest’anno ha tirato fuori un fulmine di macchina. Però ha buttato via due gare con Leclerc in cui potevano vincere. 7”.
A questo giro Wolff lo lasciamo per ultimo. 
“Ha sempre vinto tutto. Ora è a secco. 5”.
Nel paddock umanamente chi reputi il migliore?  
“Vettel è tra le persone più genuine. I piloti sono di indole bastarda, la cattiveria sportiva in pista li trasforma. Mi chiedo come abbia fatto a vincere così tanto uno che se ha due biscotti te ne passa uno. Pure Sainz è un bravo cristo, uno che arriva da una famiglia ‘per bene’”.
Su Stroll il giudizio è diverso. 
“Ha meno voglia e determinazione di altri. In pista sembra che difficilmente si diverta, lo vedo scocciato. In più non sorride, ed è strano, visto che ha una fidanzata italiana. Al contrario, Ricciardo è uno che ogni volta sembra che ringrazi il Signore per il mestiere che fa. Anche quando le cose vanno male”.
Il più grande di sempre?  
“Lewis Hamilton. Ha vinto almeno una gara a stagione, non solo con macchine forti. Speciale probabilmente quanto Michael Schumacher. Un riferimento".
I campioni del futuro? 
“Leclerc, Verstappen, Russell, forse Norris. Sono dei fenomeni, dei ragazzi speciali. A Russell e a Norris serve una macchina. Verstappen e Leclerc già ce l’hanno. La storia dei prossimi anni la scriveranno loro”.
Qual è il primo ricordo della tua vita legato a una macchina? 
“Valchiavenna. Io attaccato alle recensioni di una pista di kart, a Gordona, dove giravano mio padre e i suoi amici. ‘Che uomini duri, che coraggio’, pensavo mentre li vedevo sfrecciare. Provo stima anche per l’ultimo pilota della Formula 1, perché so bene quanto sia difficile arrivare a quel livello. Anche Grosjean, Zhou o Sainz, per come li abbiamo visti uscire da quelle macchina, sono degli eroi. Al pari di quelli che in passato sfrecciavano più veloci, con bolidi meno sicuri”.
Hai detto: “Quando correvo non sono stato fortunatissimo”.  
“Sentivo di meritare una chance in F1 ma non l’ho avuta. Però, vedendo all’opera queste nuove generazioni, mi rendo conto che la mia bravura non fosse al pari di quella di gente come Leclerc o Verstappen”.
Il cuore resta a Monza. A due passi da casa. 
“Sul dritto del traguardo vedo dinnanzi a me il Monte Cornizzolo, sulle cui pendici vivo. Sportivamente, ti dico però Montecarlo. Avevo la sensazione che quella gara mi avrebbe regalato gloria e felicità eterna. E di aver vinto qualcosa di importantissimo. Quel giorno sentivo che assieme a me correva qualcun altro”. 

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