Marcell Jacobs, il ritiro ai Mondiali: "Cos'è successo veramente", gravissimo sospetto
Quel maledetto ritiro in semifinale per una contrattura. Quel “cosa sta succedendo?” a coach Camossi, con cui poi ha visto la finale in tv. Il podio dei 100 made in Usa — Kerley oro in 9"86, Bracy argento e Bromell bronzo in 9”88 — per Marcell Jacobs è una sofferenza, dato che i suo avversari erano stati tutti battuti tra Giochi di Tokyo (9"80) e Mondiale indoor di Belgrado (6”41). Ma se l’infortunio può capitare, ci si chiede dei motivi dello sfacelo della stagione all'aperto, “perché la legge di Murphy da sola non basta”, scrive Gaia Piccardi del Corriere della Sera. “Stava bene a Nairobi, stava bene a Savona, è venuto in Oregon senza dolori”, ha commentato domenica l’allenatore di Jacobs, che si è sentito chiamato in causa per una programmazione, con il senno di poi, molto rivedibile.
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Tutti i fastidi di Marcell - In Kenya Jacobs ha preso un virus gastrointestinale (o forse se l'è portato dall'Italia: non lo sapremo mai), da lì lo stop, la perdita di peso e tempo, gli imprevisti a catena. Dieci giorni dopo, “un contro-movimento in uscita dai blocchi al meeting di Savona, due gare ravvicinate, scelta opinabile — è scritto sul Corriere — che in Federazione ha fatto storcere il naso, e ha scatenato l'elongazione di primo grado al bicipite sinistro”. Così ciao Diamond League a Eugene, Roma e, infine, Stoccolma, dove a fermare il campione olimpico è stato un fastidio al gluteo prima che qui al Mondiale, in batteria, nella fase lanciata sentisse una fitta all'adduttore: contrattura alla coscia destra. “L'incognita era il ritorno all'alta intensità, che è una brutta bestia — ha detto ancora Camossi — i muscoli hanno bisogno di tempo per abituarsi ma non c'era nessun motivo per non gareggiare in Oregon”.
Il coach di Jacobs rimane fiducioso, fra un mese gli Europei di Monaco - Fino all’ultimo Jacobs ha provato a recuperare, ma non ce l’ha fatta. E la gestione del recupero, ora che il bendaggio notturno di ossido di zinco non è bastato, aggiunge la giornalista sul Corriere, ha evidenziato il rischio di problemi più gravi, prevede quattro o cinque giorni di terapie continue, un'altra ecografia, una risonanza se è il caso. Serve uno stop netto, insomma. Né ospitate, né garette, né concessioni alla routine del recupero. “Il corpo non è una macchina perfetta - spiega Camossi -, compromettere il muscolo avrebbe voluto dire buttare via tutta la stagione. Non si poteva rischiare”. Tra un mese (vicini in modo allarmante) ci sono gli Europei di Monaco, il luogo dove l'azzurro sognava di arrivare con l'oro di Eugene al collo e che adesso, invece, diventano l'ancora di salvezza di un annus (outdoor) horribilis. “È giovane, l'atletica è piena di occasioni - conferma il coach -, la prossima in Germania. Rimango sereno perché conosco il valore di Marcell e dei rivali: per i primi 12 metri, qui a Eugene, è stato più veloce che a Tokyo. Era chiaro che Kerley non avrebbe vinto il Mondiale con il 9"79 della batteria. In questo momento lo sprint è senza un dominatore”.