Rafael Leao? Cosa si è comprato col primo stipendio: rivelazione "spacca-cuore"
Rafael Leão: l’uomo per eccellenza del 19esimo titolo del Milan di Stefano Pioli, ma anche un cuore d’oro. Non solo le accelerazioni e i dribbling ubriacanti che hanno permesso lo Scudetto la sua squadra (oltre al titolo di miglior calciatore della Serie A 2021-2022), perché in passato ha anche comprato casa ai suoi genitori, dopo aver preso il suo primo stipendio da calciatore professionista. Allora era il 2017 e il portoghese era al suo primo anno con lo Sporting Lisbona: “Per me la famiglia è la cosa più importante — ricorda Leão al mensile ‘Login' del Corriere della Sera — Quello che faccio in campo voglio trasmetterlo a loro, voglio fare bene per loro. Il rapporto con mia mamma è speciale, ve l’ho già detto: chiama tutti i giorni per sapere come sto. Mio papà è una persona diversa, vuole che faccia le cose giuste. Sono molto legato, e con il primo stipendio ho comprato subito la casa per loro".
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Leão: “PlayStation divertente, ma una partita di calcio reale è altra cosa”
Il portoghese si è concesso in un’intervista al mensile del Corriere, che si dedica a innovazione, scienza e nuove tecnologie, soffermandosi sugli eSports: “La PlayStation è sicuramente tra i miei hobby e durante il lockdown ho anche giocato un derby digitale contro un calciatore dell’Inter, un modo per stare vicini ai tifosi in un momento difficile della vita di tutti — aggiunge — E sicuramente gli eSports sono un trend in grande sviluppo e un mercato che può crescere ancora molto nei prossimi anni. Credo però che le emozioni che regala un evento come una partita di calcio reale, dal vivo, siano imparagonabili”.
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Il portoghese: “Lo Scudetto? A Reggio Emilia sembrava di giocare in casa”
Il lusitano è arrivato a Milano nel 2019 e ha vissuto in Italia la pandemia: "Il calcio senza tifosi è un’altra cosa, non c’è altro da aggiungere — conclude a ‘Login’ Leão — Quest’anno a San Siro è venuto a sostenerci oltre un milione di persone totali, senza considerare quante volte in trasferta era come giocare in casa: a Reggio Emilia, nella gara decisiva, sembrava di essere a Milano. E poi la marea di gente che ci ha accolti al nostro ritorno in città e il giorno dopo nella parata col pullman scoperto. No, le sensazioni che si provano nella vita reale sono un’altra cosa".