Ferrari, senti Jarno Trulli: "Vi dico io su chi deve puntare, è giunto il momento". Può cambiare tutto?
Pensi Montecarlo, immagini gare di F1 indimenticabili. Come quella 2004: Schumacher-Alonso a muro nel Tunnel e una vittoria senza storie di Jarno Trulli, scattato dalla pole e impeccabile alla guida. Il 47enne abruzzese si racconta: dalle emozioni di quel giorno, alla lotta Ferrari-Red Bull al centro di questo Mondiale.
A Motecarlo come si guida?
«Testa, fisico e zero errori. Non ci sono rettifili, ma continui cambi di direzione. La chicane delle Piscine è decisiva, dopo un primo settore di motore fino al Casinò e una seconda parte dalla Loews al Tabaccaio dove ci devi mettere del tuo, gestendo la trazione e uscendo forte dal Tunnel. Nell'ultima parte ci sono anche la Rascasse e la Noghes: vanno prese bene, per appoggiarsi al cordolo e scattare verso il traguardo».
Nel 2004 arrivò il suo trionfo, celo racconta?
«Un weekend difficile, per le caratteristiche di una pista che non perdona e per avere come compagno un certo Alonso, il "Predestinato" di quella Renault. La svolta è stata fare la pole, la domenica poi sono scattato bene e non ho pensato a nulla fino agli ultimi giri».
Poi?
«Alla fine sentivo un po' di pressione per la prima vittoria.
Sono sempre stato in testa, ero in controllo, dovevo solo non sbagliare. Button dietro non mi impensieriva più di tanto, ero io che gestivo il ritmo. Dopo il podio, a fine gara, niente feste esagerate, solo un cena tranquilla con i miei in un ristorante vicino al circuito».
Da lì in avanti iniziarono i problemi con Briatore (allora team principal, ndr).
«Montecarlo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Flavio voleva chiaramente la vittoria di Alonso che però sbatté nel Tunnel, e il mio successo complicò i piani. Aveva interessi diversi sui piloti, così fui costretto ad andarmene e alla fine scelsi la Toyota».
Montecarlo sta ancora cercando l'accordo con la F1 sul rinnovo di contratto, che scade quest' anno.
«In F1 contano la politica e il business, la storia un po' meno. Se Monaco non venisse confermata mi dispiacerebbe molto, è stato il teatro della mia impresa, ma nella vita tutto ha una fine».
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In Spagna a Lacerac si è rotto il motore e il duo Verstappen-Red Bull è scappato via nelle classifiche Piloti e Costruttori. Un campanello d'allarme per Maranello?
«Leclerc e la Ferrari siano realisti. La macchina è ottima, ma la Red Bull altrettanto, seppur mancata in affidabilità a inizio stagione. E hanno un Verstappen che è il Campione 2021 e per questo guida più in scioltezza di Charles. A Maranello devono capire che gli errori non vanno più commessi, ora ci diano una dimostrazione di forza. E domenica tra i due team mi aspetto un'altra battaglia sul filo dei millesimi».
Per Sainz un inizio di stagione difficile, colpa della pressione di avere una vettura top o per il ritmo esagerato di Leclerc-Verstappen?
«Carlos non ha feeling con la nuova monoposto a effetto suolo. Non è un brocco, ma deve fare un esame di coscienza, resettare tutto, ammettere la superiorità di Charles in qualifica. Punti sul passo-gara, è lì che sta mancando molto».
Capitolo ordini di scuderia: la Ferrari deve considerare Sainz come secondo?
«La Red Bull ha già un secondo pilota, Sergio Pérez, la Ferrari deve iniziare a pensarci. La classifica non mente: Sainz non ha gli stessi risultati di Leclerc. Il team si concentri su Charles, ci sono punti importanti in ballo tra i Costruttori».
Per la Mercedes gli aggiornamenti di Barcellona non funzionano e Hamilton sembra non più motivato...
«La Mercedes è fuori dalla lotta-Mondiale, e anche a Barcellona il distacco da Ferrari e Red Bull è stato notevole su una pista a loro favorevole. Hamilton lo vedo sfiduciato rispetto a Russell, se il team non fosse competitivo neanche nel 2023 potrebbe smettere».
Lo stesso Hamilton è in piena lotta sulla questione-gioielli contro la Fia, che obbliga i piloti a correrci senza e con indosso la biancheria ignifuga. Comprendi Lewis?
«Io ho sempre corso senza gioielli e mutande, non capisco il suo scontro. Il regolamento c'è dal 2005 e mi chiedo perché la Fia non l'abbia fatto rispettare prima. Il pericolo c'è davvero, e ce lo ha dimostrato Grosjean in Bahrain (nel primo GP 2020, ndr). Ci sono delle regole, e vanno rispettate».
La F1 di oggi è diventata più glamour: fan in aumento, la serie dedicata Drive to Survive su Netflix, una grande attenzione al mercato Usa. Il Trulli-pilota ci si sarebbe visto bene?
«Drive to Survive ha portato grande visibilità, si vede proprio che la F1 è più seguita. La strada è giusta. Io però ero un tipo più riservato nel paddock, forse sarei stato in difficoltà».