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Paolo Maldini, lo sfogo contro Elliot (e Redbird): terremoto dopo lo scudetto, addio Milan?

Federico Strumolo
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Paolo Maldini non ha mai avuto paura di esternare la propria opinione. Lo dice la sua storia, la sua carriera prima da calciatore e poi dietro a una scrivania. Fu lui, d'altronde, ad affrontare faccia a faccia i delusi tifosi milanisti in aeroporto dopo la disfatta del 2005 di Istanbul (la finale di Champions persa contro il Liverpool dopo il vantaggio 3-0). Fu sempre lui a non piegarsi alle richieste dei procuratori l'estate scorsa, dettando una nuova linea sul mercato (confermata: ieri ha salutato Franck Kessié, pronto per il Barça, che gli ha offerto 6 milioni più bonus a stagione). Ed è lui che, adesso sfida la proprietà del suo Milan, attraverso un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport: «Il Milan con una visione di alto livello può andare a competere con le più grandi. Ma senza investimenti rimarremmo nel limbo tra le migliori squadre in Italia per tentare di rivincere lo scudetto e qualificarci in Champions».

 

 

 

BATTAGLIA INTERNA - E sul rinnovo del contratto in scadenza, aggiunge: «Trovo poco rispettoso che l'ad (Ivan Gazidis, ndr) ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con me e Massara», pure lui in scadenza, «potrebbero dirci "Il vostro lavoro non è stato abbastanza buono per continuare" o può essere che io dica "La vostra strategia non mi piace".
Io non sono la persona giusta per un progetto che non ha un'idea vincente. La realtà è che la proprietà non si è mai seduta al tavolo e questa cosa non va bene». Insomma, messaggio chiaro: il Milan, conquistato lo scudetto, può salire ancora di livello nel calcio europeo, mala proprietà dovrà metter mano al portafoglio. Perché tenere d'occhio i conti è fondamentale, ma il principale obiettivo di una società di calcio deve sempre essere il risultato di campo. Come dimostra lo scudetto, vincere coltiva l'affezione dei tifosi, con benefici al botteghino (sono già 20mila gli abbonamenti sottoscritti per la prossima stagione) e nella vendita di magliette (quella per celebrare il 19° tricolore va a ruba), ma anche di ottenere premi più remunerativi e arricchire le sponsorizzazioni. Tutte cose care ai fondi, che fanno parte del presente del Milan (Elliott), ma che potrebbero accompagnare il Diavolo anche nei prossimi anni (RedBird).
E quella di Maldini è anche una mossa per mettere pressione alla proprietà, evitando di dover fare un nuovo miracolo per migliorare la rosa, dato che da quando ha preso in mano il club, nell'estate del 2019, è riuscito a migliorare i risultati abbassando i costi, con un monte ingaggi sceso da 129 milioni di euro lordi della stagione 2018/19 agli 80 milioni attuali.

 

 

 

PRECEDENTE BOBAN - In fin dei conti, la posizione di Maldini è forte e sia per Elliott sia per RedBird, rinunciare a una dirigenza tanto abile sarebbe un clamoroso autogol. Va scongiurato, quindi, un epilogo alla Zvone Boban, licenziato da Elliott nel 2020 dopo un'analoga intervista proprio alla Gazzetta, in aperta critica al possibile arrivo come mister-manager di Rangnick e sostegno a Pioli.

 

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