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Ibrahimovic operato, ecco quando può tornare in campo

Claudio Savelli
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La prima indicazione dell'operazione al legamento crociato del ginocchio sinistro a cui si è sottoposto ieri Zlatan Ibrahimovic è che, negli ultimi mesi, ha evidentemente giocato sopra un problema serio. Si spiega così l'impiego con il contagocce, molto spesso concentrato nei finali di partita in cui il risultato era archiviato o da gestire, e la tranquillità con cui lo svedese ha accettato le panchine: l'ultima da titolare risale infatti al 17 gennaio, nello sciagurato 1-2 con lo Spezia, peraltro ultima sconfitta per i rossoneri. Avrebbe potuto operarsi in inverno per essere pronto ad agosto, al via del prossimo campionato, ma ha preferito essere presente nel finale di stagione per spingere il Milan allo scudetto. E ha avuto ragione: pur senza portare un contributo decisivo in termini di prestazioni e gol, è rimasto a disposizione di Pioli e al fianco dei compagni più giovani che mai avevano vissuto una lotta così serrata per il titolo. Per la prima volta in carriera, Ibra non ha fatto la differenza in campo ma dietro le quinte: è il motivo per cui ha deciso di operarsi, seppur possa sembrare un paradosso. Vuole finire lasciando il segno in campo.
 

DECIDE LUI La seconda indicazione, quindi, riguarda il futuro. Se Ibra decide di sistemare il ginocchio, che peraltro non è il destro operato a Manchester nel 2017, è probabile che l'obiettivo sia continuare a giocare. Vuole decidere quando smettere e vuole farlo da giocatore, non da virtuale ex. Lo scudetto promesso e mantenuto sarebbe stato l'ideale addio, l'uscita di scena perfetta, ma la scelta sarebbe stata condizionata dal dolore al ginocchio e il grande campione non accetta che a imporre l'epilogo della carriera sia un infortunio. Roberto Baggio, ad esempio, si rimise in gioco al Brescia e lì, da protagonista assoluto (peraltro contro il Milan a San Siro) decise di smettere. Anche Javier Zanetti si ruppe il tendine d'Achille ma tornò per giocare le ultime partite e salutare la sua Inter da capitano.
 

 

L'INTERVENTO L'intervento, spiega il Milan nella nota, era "programmato da tempo". È stato effettuato a Lione dal dottor Sonnery-Cottet alla presenza del responsabile sanitario rossonero Mazzoni, a conferma dell'attenzione del club nel decorso del suo leader. È servito per «risolvere definitivamente l'instabilità dell'articolazione attraverso la ricostruzione del legamento crociato anteriore, con rinforzo laterale e riparazione meniscale» e ha una prognosi stimata in 7-8 mesi. La parola chiave è "definitivamente", che allude al futuro in campo. Ibra tornerà a disposizione dei rossoneri a gennaio 2023, quando avrà compiuto 41 anni, al netto del rinnovo di contratto che, visto il rapporto con Maldini, è una formalità. Con la sospensione dei campionati di dicembre per il Mondiale in Qatar, le partite saltate si concentrano in quattro degli otto mesi di stop previsti. Certo, Ibra avrà tutto il tempo per riflettere e maturare anche una scelta contraria, ma al momento pare irremovibile, come peraltro dimostra il video del discorso negli spogliatoi del Mapei Stadium in cui assicura di non voler smettere. È sereno perché sa che la squadra ora può fare a meno di lui in campo e che dietro a Giroud arriverà Origi. Non ha più il peso della responsabilità con cui era tornato a Milano dopo l'esperienza americana, due anni e mezzo fa. Sa anche che il Milan era debitore: senza di lui, la squadra non sarebbe cresciuta così in fretta e lo scudetto non sarebbe arrivato così presto. Ma il debito, ieri, è stato saldato con un patto tra gentiluomini: il club non metterà fretta a Ibra, che non avrà alcuna fretta di rientrare. Per l'ultimo ballo vuole essere in forma e ben vestito, con la maglia rossonera fregiata dello scudetto.

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