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Milan, la profezia di Bruno Giordano: "Fatal Verona? Ecco cosa accadrà col Sassuolo"

Leonardo Iannacci
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Bruno Giordano sa bene come si fa a vincere uno scudetto all'ultimo respiro, ma anche come si fa a perderlo. Nel biennio 1987 e 1988 l'ex attaccante di Lazio, Napoli e Bologna ha vissuto sulla propria pelle i due estremi emotivi - il paradiso e l'inferno, nei quali si può finire se c'è un tricolore in ballo a 90 minuti dal gong. Lo racconta nel libro Che vi siete persi... (Sperling&Kupfer), scritto con Salvatore Bagni.

Bruno, Kipling ideò un magnifico aforisma («Trattate la vittoria e la sconfitta, queste due bugiarde, allo stesso modo») che sintetizza questa giostra di turbamenti: lei cosa provò all'epoca?
«Una magnifica euforia al momento di vincere il titolo del 1987. Pareggiando in casa 1-1 contro la Fiorentina, partita del primo gol in A di Baggio, vidi Napoli scoppiare in un delirio di felicità».

L'anno dopo, invece...
«Il cataclisma, nel match decisivo contro il Milan di Sacchi perdemmo 2-3 in casa, minati da guai di varia natura e da problemi con l'allenatore Ottavio Bianchi. Gettammo dalla finestra un titolo già vinto».

 

 

Alla vigilia di partite thrilling come quelle che vivranno Milan e Inter, quali sono le sensazioni? Ansia? Voglia di vincere? Paura?
«Nel 1987 eravamo tranquilli grazie a Maradona. Diego era il nostro Ibrahimovic, un leader occulto. Si caricava sulle spalle tutte le ansie, comprese le nostre, e dispensava nella squadra leggerezza e voglia di vincere».

Domenica come finirà?
«Niente fatal-Sassuolo per il Milan, quella di Pioli è una squadra che merita il titolo. Pur tartassata dagli arbitri è favorita, ha due risultati a disposizione e basterà il pareggio contro un Sassuolo, che, per la verità, si è dimostrato talvolta imprevedibile».

Dove iniziano i meriti del Milan?
«Nel lavoro di Maldini. La squadra è meno forte rispetto all'Inter ma ha il coraggio e la spregiudicatezza dei giovani. Pensate alla centralità di Tonali, al Leao decisivo partita dopo partita, a Kalulu, alla sicurezza che Tomori ha dispensato dopo l'infortunio di Kjaer, alle parate di Maignan».

Non intravede alcuna possibilità per l'Inter?
«Ha gettato al vento troppe occasioni e il ko di Bologna risulterà alla fine decisivo. Il rinvio di quella partita e le ripetute richieste interiste del 3-0 a tavolino hanno incattivito la squadra di Mihajlovic mentre gli uomini di Inzaghi, quella sera, mi sono sembrati troppo sicuri di se stessi. Quello è stato il ko fatale».

E il Napoli, mortificato in questo ultimo mese?
«Come puoi vincere uno scudetto se perdi malamente cinque partite in casa? Tutte in momenti delicati della stagione?».

L'ha convinta la Lazio del maestro Sarri?
«Oggi ci sono troppi maestri nel calcio, forse serve qualche bidello in più!».

 

 

Ultime curve anche nella corsa salvezza: ce la fa la Salernitana?
«Sarebbe un miracolo. Tre mesi fa nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla squadra di Nicola. Vero che il Cagliari ha fatto di tutto per mettersi nei guai ma la Salernitana, ora, è solo padrona del proprio destino: deve battere l'Udinese».

Giordano, lei ha segnato 171 gol complessivi, tra campionato e coppe, nelle varie squadre in cui ha militato. Era un centrattacco prolifero e moderno nel gioco: oggi esiste un nuovo Bruno Giordano?
«Raspadori mi assomiglia: segna, gioca con la squadra, dialoga con i compagni, è tecnico. Avrà sicuramente un grande futuro».

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