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Atalanta, addio Gasperini? Bomba sulla Dea: ecco tutti gli indizi, rivoluzione a Bergamo?

Claudio Savelli
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Gli indizi sulla chiusura del ciclo di gloria dell'Atalanta si stanno accumulando, uno dopo l'altro. La prova definitiva potrebbe essere l'eventuale sconfitta in casa del Milan, anche se l'epilogo del cammino in Conference della Roma terrà i giochi aperti. Il primo indizio è la longevità di Gasperini, di gran lunga fuori dai parametri della serie A. Sono 5 anni, 11 mesi e un giorno che il mister siede sulla panchina bergamasca, quasi il doppio rispetto a Mihajlovic (3 anni e 3 mesi a Bologna) e Pioli (2 anni e 7 mesi nel Milan). La durata del corso può pesare sui giocatori perché la richiesta in termini di energie del mister è elevata, e sul mister stesso, che può pensare di aver già raggiunto il punto più alto nei due anni passati.

L'Atalanta mancherà la Champions dopo due partecipazioni consecutive alle fasi finali, in Coppa Italia non è andata oltre i quarti e, dovesse arrivare, l'ottavo posto sarebbe il peggior piazzamento dell'era-Gasp in campionato. Il mister ha dichiarato che «tutto è cambiato» nel club, lasciando intendere che il futuro va discusso e capito. È vero che la famiglia Percassi, artefice dell'ascesa soprattutto per essersi affidata anima e corpo all'allenatore (l'addio al Papu come atto di fiducia al mister-manager), resta al comando della società ma ha ceduto la maggioranza al fondo Bain-Capital guidato da Stephen Pagliuca che giustamente ne condizionerà le scelte.

Non a caso la prima mossa è "poco italiana": dal Leicester è infatti arrivato Lee Congerton come "responsabile per lo sviluppo internazionale dell'area sport". È invece di Percassi l'idea di affiancargli Tony D'Amico, ora al Verona, come direttore sportivo, per dividere le mansioni finora ricoperte da Giovanni Sartori, che firmerà con il Bologna.

L'addio di Sartori può sembrare una garanzia alla permanenza di Gasperini, con cui i rapporti sono tesi da tempo. In realtà conferma che il nuovo ciclo atalantino, sotto la superficie, è già iniziato. Che ci sia, in sostanza, l'idea di dover rinfrescare l'ambiente. D'Amico, non potendo strappare Juric al Torino, proporrà ai piani alti l'amico Tudor perla successione: il nome è apprezzato. Chissà se Congerton ha dato uno sguardo alla sfida di ieri tra i due croati "gasperiniani" per trovare conferme: il calendario l'ha apparecchiata alla vigilia di Milan-Atalanta come se volesse brindare al ciclo della Dea. 

L'altro indizio sulla rivoluzione è il mercato, dove si parla più di uscite degli uomini di Gasperini che di entrate. Non a caso è partito anzitempo Gosens verso l'Inter e quest' ultima è tornata alla carica per Duvan Zapata. Perché Gasp non si è opposto a gennaio e non si frappone ora? Un tempo forse l'avrebbe fatto. Si moltiplicano le voci di una cessione di Musso, investimento estivo (da 20 milioni) chiesto e ottenuto dall'attuale mister, e del fedelissimo De Roon. Mancare l'Europa per paradosso consentirebbe a Gasp di ricostruire (quasi) da zero, con pochi e più giovani giocatori, ma averne voglia è tutta un'altra storia. Senza motivazioni converrà separarsi, dopo essersi tanto amati.

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