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Inter-Milan 31 a 13, un dato decisivo nella corsa-scudetto? La verità in queste cifre

Claudio Savelli
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L'unica differenza che conta tra Milan e Inter sono quei due punti (e mezzo, pervia dello scontro diretto) in classifica A due giornate dalla fine è un vantaggio enorme che rende la squadra di Pioli nettamente favorita. È paradossale che questa grande differenza sia stata generata dalle numerose diversità tra le rose che, se analizzate, suggeriscono il contrario di quanto sta accadendo, ovvero che i nerazzurri sono i favoriti.

 

Alla teoria non corrisponde la pratica del campo, a meno di smentite nel concitato finale di campionato. La rosa dell'Inter è più titolata, anziana, esperta, presente e abituata al successo rispetto a quella del Milan, sostanzialmente una neofita dello scudetto.
Tra i rossoneri, solo Ibrahimovic ha vissuto un trionfo tricolore.

O meglio, ne ha vinti quattro ma è l'unico nella rosa di Pioli. L'Inter, invece, è reduce dal successo con Conte quasi nella sua totalità dei componenti (17) e a questi aggiunge i quattro scudetti di Vidal in epoca juventina. La differenza non è così evidente negli altri quattro campionati maggiori in Europa: gli interisti ne vantano 10, (6 Bundseliga, 2 Premier e 2 Liga), i milanisti uno in meno (1 Liga, 1 Premier e ben sette Ligue 1, a conferma della trazione francese della squadra). Se l'abitudine allo stress pre-trionfo è una variabile fondamentale, l'Inter dovrebbe contare su un corposo vantaggio in queste ultime due giornate, il punto è capire se basterà per colmare il dislivello in classifica.

È paradossale che, questo dislivello, l'Inter se lo sia creata da sola nel derby di ritorno, dove era in vantaggio fino al 75', e nel recupero con il Bologna. Anche in quell'occasione comandava il risultato. La squadra di Inzaghi, la cui "inesperienza" al titolo pareggia quella del dirimpettaio Pioli, è in sostanza mancata quando invece doveva far valere la sua differenza. Ecco perché, nell'eventuale rispetto dei nuovi pronostici, i meriti del Milan pareggerebbero i demeriti dell'Inter.

 

Se l'età media è indicatore di esperienza più che di ruggine nei muscoli, è un'altra teorica caratteristica in favore dei nerazzurri: l'Inter ha infatti sia la rosa (30,1 anni di età media) sia le formazioni (28,9) più vecchie dell'intero campionato mentre il Milan ha la 12esima età in squadra (26,8) e la quarta in campo (25,8). Tra le due esiste insomma una differenza di tre anni. In serie A, i componenti della rosa dell'Inter hanno giocato più partite rispetto ai colleghi del Milan. Molte di più: 4.526 presenze per i nerazzurri nel massimo campionato italiano, 181 in media a giocatore, contro le 2.906 presenze per i rossoneri, 108 in media, poco più della metà.

La squadra di Pioli finora ha saputo trasformare la leggerezza, l'incoscienza e l'ambizione tipiche di una rosa agli inizi di un ciclo in fattori decisivi. Non a caso gli ultimi punti fondamentali li ha guadagnati in rimonta (con il Verona e la Lazio, ad esempio, per non dimenticare quel famoso derby), credendoci fino alla fine senza pensare a cause e conseguenze dei suoi risultati. In un simile contesto, può essere decisiva la successione temporale della penultima giornata? Il Milan ospiterà infatti l'Atalanta (alle 18, diretta Dazn) prima dell'impegno a Cagliari dell'Inter (20.45, Dazn). Chi vivrà, vedrà. E sentenzierà. ©

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