Carlo Ancelotti, "perché è un traditore. Lui e gli arbitri...": le confessioni con cui Luciano Moggi demolisce l'allenatore
Carissimo Carlo, le tue dichiarazioni mi hanno fatto pensare che ti sei dimenticato del tuo vissuto da allenatore in quella Juve che stai denunciando adesso, senza renderti conto che stai denunciando te stesso perché se quel calcio era sporco tu ne facevi parte e ne godevi quando vinceva perché ti faceva crescere come allenatore. Ma stavi in quel calcio anche quando la Juventus fu fermata nel diluvio del Curi di Perugia (con Collina arbitro) e vinse il campionato la Lazio. Stavi in quel calcio anche quando, l'anno dopo, il commissario della Figc (Giovanni Petrucci, qualche anno prima segretario generale della Roma) cambiò le regole in corsa la settimana di Juve-Roma dando la possibilità alla squadra giallorossa di utilizzare un extracomunitario, Nakata, che non aveva mai potuto giocare prima di allora.
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E che fu decisivo, segnando e facendo segnare per il pari che permise alla Roma di vincere il campionato e tu arrivasti ancora una volta secondo, come a Perugia. Allora venivi dame a lamentarti per le ingiustizie perpetrate ai danni della Juve: non capisco quindi perché adesso, stranamente, ne condanni i comportamenti, alla stregua dei traditori che prima approfittano del gioco sporco per crescere e poi, a fari spenti, fanno i delatori, ma solo per passare da buonisti. Anche perché sparare sulla Croce Rossa ora è troppo facile e non costa niente. A meno che tu non abbia qualcos' altro da dichiarare ma, attenzione, solo con prove perché le intercettazioni sono pronte a smentire e ne sa qualcosa Gianfelice Facchetti.
LE SENTENZE
Non so perché tu abbia fatto simili dichiarazioni o chi ti abbia spinto a farle: prima di parlare, però, avresti dovuto almeno leggere le sentenze. Quella sportiva che dice «campionato regolare, nessuna partita alterata». E quella ordinaria «reato a consumazione anticipata non potuto provare in udienza». E per reato a consumazione anticipata si intende il pensiero fermo di un pm che un soggetto, o più soggetti, possano aver commesso atti contro la regola che il soggetto o i soggetti non hanno magari neppure pensato. E senza uno straccio di prova, visto poi Luciano Moggi risponde a Carlo Ancelotti con una lettera aperta. L'attuale tecnico del Real Madrid, sulla panchina della Juventus dal febbraio 1999 (subentrò a Lippi) a giugno 2001, si è raccontato in Spagna durante una lunga intervista al programma televisivo "Universo Valdano" e non ha usato parole tenere nei confronti della società e dell'ambiente bianconero. «Alla Juventus mi odiache gli arbitri, all'inizio indagati e rinviati a giudizio, sono stati alla fine tutti assolti.
Forse avere avuto come amico Meani, dirigente addetto agli arbitri del Milan, ti ha fatto male e confuso le idee. Forse ti avrà anche convinto che corrispondeva a verità il sequestro Paparesta, senza dirti magari che in quello spogliatoio c'era un suo grande amico, l'assistente Cristiano Copelli, il vero colpevole di ciò che è successo in quella partita, di cui io conoscevo perfettamente i modi comportamentali, che adesso guarda il caso è indagato "per truffa allo Stato per il Gratta e vinci" perché, oltre a non segnalare rigori vano per il mio passato al Milan - ha spegato il mister - e a volte ero costretto a uscire di casa solo con la polizia. Siamo arrivati due volte secondi e non abbiamo vinto titoli. Non è stata una grande esperienza». E ancora, altre pesantissime frecciate in riferimento a Calciopoli: «Mi sembrava positivo il fatto di ripulire il calcio italiano, non c'era un gioco leale».
solari all'arbitro, oltre a far annullare i gol per fuorigioco inesistente, sapeva anche leggere i bigliettini vincenti ancor prima di aprirli... Meani era anche quello, se ti ricordi bene, che riceveva l'arbitro Collina (sì, proprio quello di Perugia) a mezzanotte entrando dal retro del suo ristorante a Lodi perché nessuno lo vedesse (chissà perché?) per parlare con Galliani. E Collina era l'arbitro che, se ricordo bene, ebbe la Opel come sponsor, casualmente lo stesso sponsor del Milan. Meani era quello che stava in panchina in divisa del Milan e negli spogliatoi degli arbitri come dirigente addetto agli arbitri del Milan, che però sparì improvvisamente dagli elenchi della società al sorgere di Calciopoli: chissà perché? Era quello che il 29 aprile 2005, prima della partita Fiorentina-Milan del 30 aprile 2005, telefonò all'arbitro della gara, De Santis, per dirgli di non ammonire Nesta perché, essendo diffidato, sarebbe stato squalificato per Milan-Juve che si contendevano il campionato.Il lunedì successivo alla partita quell'arbitro telefonò a Meani: «Hai visto Leonardo, ti ho accontentato». E Meani: «Sei un amico, lo dirò al capo». Il tutto provato da intercettazioni. Come vedi, considerati i comportamenti del tuo amico del cuore, se tacevi ne guadagnavi in prestigio, anche perché tu allora facevi parte di quel calcio. Al momento preferisco fermarmi qui, ma se vuoi posso raccontarti tante altre cose.
UN MAIALE IN PANCHINA
Ti ricordo magari qualcosa del tuo passato, e le cene a casa mia, e non mi soffermo sulla tua carriera prima da giocatore e poi da allenatore, della quale più di qualche merito potrei averlo proprio io. Non è poi vero che a Torino sei stato male, io ti ho difeso fin dall'inizio quando tutti dicevano che avevo preso un «maiale come allenatore». Se ti ricordi, risposi a tutti: «Sarà allora la prima volta che in panchina siede un maiale». E tutti si zittirono. Caro Carlo, è proprio vero che la riconoscenza è la virtù del giorno prima. Ti auguro comunque di non passare mai quello che ho passato io. Spero soltanto che la Corte Europea faccia sapere a tutti che io non sono come mi hanno dipinto. Ciò nonostante, ti auguro buona fortuna.