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Pierluigi Pardo: "Cosa penso del Milan arabo. E tutta la verità su Dazn"

Fabrizio Biasin
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Buongiorno Pier (Pardo), siamo al "finale di stagione", il volatone della Serie A e voi di Dazn ci dovete raccontare come va a finire.
«È una bella responsabilità, ma ce la prendiamo volentieri».

Per te che sei "malato di telecronache" è una piacevole incombenza.
«Beh, sì, per me le telecronache sono la cosa più importante, sono passione, racconto, mi danno la possibilità di essere il tramite tra i protagonisti del pallone e chi guarda. Ma non ci sono solo quelle...».

 

 

 

Già, sei tornato alla conduzione, l'altro tuo grande amore.
«Dopo un anno e mezzo tra pandemia e lockdown in cui mi era passata la voglia di "fare salotto", sono tornato a mettere insieme la gente, gli amici, per raccontare storie di calcio che non siano il solito "io che litigo con te e tu che litighi con me".
La polemica non è tutto, per fortuna...».

E allora ecco che arriva SuperTele di Dazn, questo, definiamolo, "contenitore sferico e un po' svolazzante" che va in onda da un paio di settimane al lunedì, dopo il posticipo.

«Sì, e il titolo rappresenta esattamente l'idea del programma: è ilnostro primo pallone, quello che prendeva effetti strani a seconda del vento - la colpa in realtà era mia che ho i piedi quadrati -, leggero come vogliamo essere noi, pur dando importanza all'approfondimento e a tutti gli aspetti della cronaca sportiva. Quanto a "Tele", troppo facile dai».

Effettivamente è piuttosto intuitivo. Senti Pier, la domanda è d'obbligo: in cosa assomiglia e in cosa si differenzia da Tiki Taka, il tuo precedente programma a Mediaset?
«Ricordo con affetto gli anni di Tiki e tutti coloro che hanno lavorato con me. In comune c'è la cosiddetta "contaminazione", il fatto che apriamo il nostro spazio a tutti: pensatori, politici, cantanti... Abbiamo la forza di immagini esclusive, il bordocam, il traino delle partite Dazn che ci porta un pubblico appassionato, una squadra giovane e bravissima. Non è poco».

Nelle prime puntate sono passati in tanti, sembrava una prima serata della tv generalista.
«Abbiamo avuto Mentana, Cattelan, Pupi Avati protagonista di una dichiarazione "d'amore" in diretta a Stefano Pioli. Ma anche Roberto Carlos che ha chiesto ad Andrea Bocelli se può andare al suo concerto di Londra, Kakà e Francesca Michielin, Lippi e Boeri, una colonna del calcio italiano come Galliani. Il nostro vuole essere un posto accogliente, c'è spazio per tutti, basta portarsi dietro la passione per il calcio».

 

 

 

In qualche modo siete il Porta a Porta del pallone...
«Beh, paragone impegnativo, quel programma è un'istituzione. Certamente l'obiettivo di Dazn è allargare il campo non solo al racconto dell'evento, ma anche all'approfondimento calcistico fatto con il nostro stile, la nostra leggerezza, appunto. Le moviole, per esempio, cerchiamo di farle in maniera didattica e dialettica, cercando di capire quello che accade durante le gare, senza avere il dito puntato».

E poi c'è lui, il mito...
«Bruno Pizzul! L'ho chiamato e gli ho detto "ti va di raccontare i gol?". Ha accettato e per me è un onore poterlo ospitare tutte le settimane. La prima giornata la sua Udinese ha fatto 5 volte centro, gli ho detto "vedi che porti bene?". E lui: "Sì ma così mi fanno lavorare troppo". È un vero maestro».

Dimmi il nome di un collega che apprezzi particolarmente.
«Non perché sia nella mia stessa famiglia, ma Marco Cattaneo è davvero bravo. Lavoravamo insieme a Sky e si vedeva che era destinato a fare una grande strada, il Sunday Night Square di Dazn che conduce la domenica è un bel posto dove parlare di calcio».

Ora arriva il difficile: chi vince il campionato?
«L'Inter ha un piccolo vantaggio, soprattutto se recupera ulteriore brillantezza...».

Chi è l'allenatore più bravo della Serie A?

«Impossibile dirlo, ma ora che è reduce dall'eliminazione in Europa League, voglio sottolineare il capolavoro fatto in questi anni da Gian Piero Gasperini. Inzaghi, Spalletti e Pioli si giocano il primo scudetto in carriera in Italia: bella sfida. Tra i giovani, certamente Italiano».

È vero che il nostro è un campionato mediocre?

«Io so che è un campionato divertentissimo, non so se livellato verso l'alto o il basso, ma quest' anno ho raccontato tante partite belle. D'accordo, non siamo la Premier, ma il fatto di non avere alcuna squadra "perfetta" rende tutto più appassionante».

Forse il Milan passerà a un fondo arabo. Ti fa effetto?

«Chiunque venga nel nostro calcio per investire e con voglia di contribuire è ben accetto. L'epica di presidenti come Berlusconi e Moratti è stata strepitosa, ora non si può dire no ai capitali stranieri. E chi arriva, oltre a portare risorse, deve essere bravo a capire la cultura e la passione del calcio italiano e dei suoi tifosi».

Pier, sfruttando i famigerati "indizi social" mi pare di aver capito che il finale di campionato porterà grandi novità anche nella tua vita privata. Hai pubblicato la foto di una magliettina dell'Arsenal non proprio della tua taglia...

«Eh, anno importante. C'è chi si sposa e chi prova ad allargare la famiglia... Siamo in dirittura. Sogno un grande finale di stagione in tutti i sensi...». 

 

 

 

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