Jannik Sinner, "il ragazzino non c'è più". Brutale confessione: "Perché ho lasciato coach Piatti"
Jannik Sinner è passato da essere allenato da Riccardo Piatti a Simone Vagnozzi. Con il secondo le parti sono invertite: "quello serio, o serioso, è proprio il nuovo coach che sa di vivere la notte prima dell'esame. Il ragazzo invece è rilassato, non teso e concentrato come nel passato, nella precedente vita tennistica. Basta ascoltare le parole del diretto interessato, con alcuni passaggi chiave", rivela Repubblica. "Sono sempre io: uguale. Sono sempre lo stesso. Cioè una persona che comunque vuole divertirsi in quello che fa, e che cerca nello stesso tempo sempre di migliorarsi. Ho fatto quello che pensavo fosse giusto per me, anche se la decisione non era semplice e non lo è stata. Abbiamo fatto un lavoro incredibile, so da dove sono partito, io, ragazzino di 13 anni e mezzo: avevo lasciato casa per andare a Bordighera, e sono arrivato nei primi dieci del mondo", rivela Sinner.
"Ho un obiettivo in testa. Ci vogliono gli obiettivi. Ora provo a essere un pochettino più aperto. Posso dire però che sono sicuro di quello che ho e di dove voglio arrivare. Non guardo ai risultati, ma a come sto in campo, alle cose che secondo me sono da migliorare. Per questo ho preso questa decisione che, ripeto, non è stata semplice: mi sono buttato nel fuoco. Ma io sono così, anche se in campo sembro tranquillo beh, anche fuori campo lo sono, ma ho le mie idee, qualche volta. E mi sembra giusto averle", rivela.
"Con Simone Vagnozzi va molto bene. Mi sembra di conoscerlo già da tanto tempo. Non ci raccontiamo barzellette: ha personalità, e penso che lui possa darmi quello che cercavo. Poi ognuno pensi e dica quel che gli pare. Sono cresciuto: perché giorno dopo giorno non puoi fare altrimenti. E ho capito che devo guardare solo me stesso. Poi quello che dicono alcuni ormai non lo leggo neanche più, sono sincero. Spero sempre di essere visto per quello che faccio, cioè un tipo che si diverte a fare le cose, come sto facendo, che cerca di stare bene in campo, che lavora tanto. Perché dalle difficoltà, che sono inevitabili, ci si tira fuori - o almeno io mi tiro fuori - col lavoro. Poi, certo, anche le vittorie aiutano e la fiducia aumenta. Ma il lavoro è la base, ed è quello che stiamo facendo", conclude Sinner.