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Alan Ruschel, sopravvissuto alla tragedia della Chapecoense: "Aereo caduto, lui guadagna di più". Battaglia legale choc

Lorenzo Pastuglia
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Il disastro aereo che interessò la Chapecoense, ha fatto piangere il mondo intero quel maledetto 28 novembre 2016: allora morirono 71 persone, con solo tre calciatori superstiti in quel viaggio verso la Colombia, per giocare la finale della Copa Sudamericana contro il Nacional. Uno di questi fu il 32enne Alan Ruschel, l’unico in grado di poter continuare la sua carriera nel calcio. Proprio il suo vecchio club, però, notizia tristissima delle ultime ore, è in causa contro l’ex difensore per aver respinto l’idea di un risarcimento economico, come testimonia un documento pubblicato dal Globo Esporte sul proprio sito. "Lui è un sopravvissuto benedetto dalla forza divina e, tra quelli direttamente legati al calcio— hanno scritto i legali del club — è l’unico che continua a svolgere la sua attività in maniera identica al periodo precedente”. 

La risposta di Ruschel contro la Chapecoense - Così concludono i legali del club contro Ruschel: “L’incidente ha dato al ricorrente notorietà e ha aumentato i suoi guadagni, basta rivedere la storia dei suoi contratti, la sua immagine si è accresciuta e ha guadagnato notorietà in tutto il mondo”. Il difensore, al momento svincolato dopo l’ultimo contratto al Cruzeiro, non l’ha presa di certo bene: "Loro affermano che non sono una vittima, ma un sopravvissuto — ha commentato dopo la nota del club — Dicono che la tragedia mi ha giovato. Sono frivoli e non preparati per affrontare una questione del genere. Solo io conosco i traumi che porto con me, la fatica, la lotta per tornare a giocare”. Per poi terminare: “Oggi ho otto viti alla schiena, non voglio fare la vittima ma chiarire questa situazione. Dire che la mia vita è andata avanti normalmente è assurdo, non solo per me, ma anche per le famiglie delle vittime dell’incidente".

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