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Inter, un altro Brozovic non esiste: rinnovare subito, elogio sperticato di un giocatore unico

Fabrizio Biasin
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Questo pezzo è realmente patetico, di parte, inaccettabile, da straccio del tesserino, volutamente esagerato, porta via spazio ad altri contenuti certamente più meritevoli, non è degno di finire su carta, anche perché la carta costa e neppure poco. Ma sapete che c'è? Chissenefrega. Questo pezzo intende mettere nero su bianco i motivi che elevano l'eterno non-annuncio «Brozovic rinnova con l'Inter» al livello di proclamazioni che hanno simile o anche inferiore importanza tipo "Habemus Papam". Ecco, «Brozovic rinnova con l'Inter» è un non-annuncio perché ripetiamo la filastrocca da un paio di ere geologiche e siamo ancora qui in attesa (ma accadrà entro breve, probabilmente oggi) e nell'universo nerazzurro ha un peso micidiale perché stiamo parlando dell'unico e solo "insostituibile" (ve l'avevamo detto che avremmo esagerato con i salamelecchi). Il croato col numero 77 guadagnerà circa sei milioni di euro a stagione fino al 2026 e nell'era degli stipendi elargiti "ad minchiam" (cit.) possiamo dire con buona certezza che in questo caso ogni centesimo sia più che meritato. È una questione di minuti in campo (in questa stagione 2016, solo Handanovic e Skriniar hanno giocato di più), è una questione di "peso specifico" all'interno della squadra (qualunque pallone passa dai suoi piedi), è una questione di km percorsi (11,708 di media a partita, primo in serie A), è una questione di occasioni da gol create (già 26 quest' anno). Poco? Che poi non sono tanto i gelidi numeri a fare la differenza, semmai i fatti.

 

 

Le rare volte in cui Brozovic manca, l'Inter ne risente. Cioè, la sua importanza si vede proprio quando non c'è, una sorta di «mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?» di morettiana memoria, ma applicato al calcio. E se state pensando «mamma mia che esagerazione», vi diciamo che avete ragione perché, è vero, non stiamo parlando del centrocampista più forte al mondo, ma certamente del più utile, quantomeno all'Inter. In sua assenza, non si trova un sostituto all'altezza, e se anche l'Inter in panchina per assurdo avesse - boh, spariamo un centrocampista fortissimo a caso - Milinkovic-Savic, non sarebbe la stessa cosa. Brozovic è "raro" perché nessuno come lui sa giocare in totale serenità anche quando è pressato da cinque avversari, magari a un metro dalla sua stessa porta. Il pallone scotta? Lui lo raffredda. Il pallone è sporco? Lui lo ripulisce. (Questo pezzo è scritto da un fanatico, è chiaro, ma non dite che non vi avevamo avvertito).

 

 

Che poi, a pensarci bene, stiamo parlando dello stesso tizio che fino all'avvento di Spalletti sulla panca beneamata, a Milano, pareva un ufo: la gente lo fischiava, lui si incazzava (febbraio 2018), sembrava tutto apparecchiato per il divorzio. Poi, quello lì, Luciano da Certaldo, lo ha messo al suo posto, ed ecco la magia. E voi direte: «Se fosse realmente tutto questo po-po di calciatore se lo sarebbero venuti a prendere gli squadroni». Può darsi e, infatti, il Barcellona ci ha provato, il Tottenham di Conte pure, il Newcastle che non è uno squadrone ma ha grano a strafottere, anche. Solo che lui, Marcelo, ha rispedito tutti al mittente e questo per un motivo banale ma neanche troppo: il ragazzo ha capito che altrove, probabilmente, avrebbe guadagnato di più ma, forse, avrebbe perso la sua centralità, quella che - per dire - l'anno passato aveva tal Lukaku, attaccante fuggito e già pentito. Lui no, da Milano non si muove e sapete perché? Perché nonostante lo sguardo da attore di Centovetrine, la verità è che no, è tutto tranne che un pirla. 

 

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