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Juventus con 8 infortunati. Max Allegri, missione impossibile: ricostruire una squadra a pezzi

Claudio Savelli
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Tutto si può dire di Max Allegri- ha gestito bene o male la Juventus quest' anno? ma di certo non che ha avuto vita facile. Una volta trovata una formula (o formazione), ha perso gli ingranaggi che la rendevano efficace. Ultimo esempio: McKennie, che nel 5-3-2 catenacciaro visto in casa del Villarreal è stato la valvola indispensabile per non appiattire il modulo ed evitare la solitudine di Vlahovic, ha rimediato una frattura composta al terzo metatarso del piede sinistro. Fuori almeno due mesi, cioè quasi fino alla fine della stagione. Alex Sandro, invece, è uscito con una lesione al soleo che verrà rivalutata tra dieci giorni, lui che si era distinto come soluzione d'emergenza al centro della difesa vista l'assenza di tutti gli altri interpreti a parte De Ligt.

I "SUPERSTITI" - Sono pochi i componenti della rosa della Juve a non aver avuto alcun problema in stagione: a parte Bentancur e Kulusevski (e fa riflettere che i più sani siano stati ceduti a gennaio), solo Cuadrado e Locatelli (a parte una gastroenterite) non hanno avuto stop. La causa è l'età media avanzata della rosa, pari a 27,1 anni? Forse. Ma non solo, altrimenti non si farebbero male anche i più giovani tipo Kaio Jorge, di anni 20, di cui si sospetta una lesione tendine rotuleo del ginocchio destro rimediata ieri durante la sfida tra l'Under 23 e la Pro Patria. Piove sul bagnato e in vista della trasferta di Empoli (sabato alle 18), un terzo di Juventus sarà fuori causa: oltre ai tre appena citati Alex Sandro, saranno assenti Chiesa, Chiellini, Rugani, Bernardeschi e Dybala. Il problema è che quest' anno, almeno in teoria, Allegri è chiamato a ricostruire una Juve che possa durare nel tempo, con un'identità di gioco (odi calcio) che si posi in profondità nei giocatori. Ma così è difficile. Si prenda Chiesa: sarebbe il giocatore per valorizzare Vlahovic nel 4-3-3 e anche per dare un senso alla difesa con un baricentro basso (ribalterebbe velocemente il fronte, con le sue sgroppate palla al piede), ma si è infortunato prima che il centravanti arrivasse dalla Fiorentina. Pare una legge di Murphy: quando trova un buon rendimento da un giocatore, Allegri lo perde. Vedi Bernardeschi, che ha accusato un'infiammazione a inizio febbraio subito dopo qualche buona prestazione, o Rugani, che si è fermato nel riscaldamento del derby proprio mentre Bonucci e Chiellini erano indisponibili. È un via-vai tra campo e infermeria che non consente alla Juve di trovare una forma compiuta, figuriamoci un gioco: anche per questo, il tecnico deve improvvisare strategie sempre diverse. L'emblema della discontinuità che affligge la Juve è Dybala, i cui infortuni hanno accartocciato il rinnovo. Sembra che la società non abbia più intenzione di offrire un aumento ma di restare attorno ai 7 milioni già percepiti ora, inserendo bonus di rendimento per arrotondare. Da indispensabile, il dieci bianconero è diventato un lusso che forse la Juve non vuole e non può concedersi. E Dybala, per paradosso, da quando è arrivato Vlahovic ha ritrovato una posizione ideale (finta ala di destra) che aveva portato Allegri ad un 4-3-3 funzionante e piuttosto innovativo (con Morata finta ala sinistra), ma proprio perché c'è Vlahovic che percepisce i suoi stessi 7 milioni, non ha più potere contrattuale. Può chiedere di più ma la Juve oltre l'ingaggio del suo nuovo leader offensivo non intende andare. E visti gli infortuni della Joya, sommati a quelli di tutti gli altri, ha probabilmente ragione.

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