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Novak Djokovic, Mughini cannoneggia: "Se davvero mette a repentaglio la carriera...". Quello che nessuno osava dire

Lorenzo Pastuglia
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Giampiero Mughini non ci sta, e in un editoriale per Dagospia difende Novak Djokovic dalle accuse che migliaia di persone hanno rivolto nei suoi confronti, per la decisione di essere un convinto no-vax. Un fatto che gli ha impedito di giocare i passati Australian Open, mentre Rafa Nadal — con la vittoria in finale sul russo Daniil Medvedev — lo ha passato in testa nel numero dei Grande Slam (21 a 20). “Mi fanno ridere i termini ‘fascista’ e ‘antifascista’ usati oggi, mi indispone se qualcuno mi dà del ‘siciliano’ che conosco una parola sola del dialetto, divento una belva se qualcuno mi appioppa l’appellativo di ‘juventino sfegatato’ — ha scritto l’opinionista — Stessissimo discorso per i ‘no vax’. Ovvio che all’origine c’è una necessità sanitaria primaria, ossia che la circolazione del virus sia avversata dal fatto che la gran parte di noi si è vaccinata”. 

 

 

Dopo questa premessa, “se conosco un no-vax mi sforzo di far venire la persona specifica che è — ha aggiunto Mughini — di capire il più possibile le sfumature, di reagire con accortezza e intelligenza. Ho due care amiche che sono contro il vaccino, per me restano innanzitutto delle care amiche”. E anche Djokovic “meriterebbe un sommo grado, uno che mette a repentaglio una carriera quantificabile in milioni di euro per ciascuna vittoria, la merita eccome la nostra attenzione, il nostro rispetto — ha spiegato ancora nel suo articolo per Dagospia — Non è che una regola cambia a seconda di chi la deve rispettare, se una celebrità o uno qualsiasi, è che c’è un problema specifico che ha nome ‘Djokovic’ e non c’è bisogno di usare l’ascia per risolverlo”.

 

 

Poi Mughini conclude: “Nel caso suo esiste una soluzione terza, che comporti il massimo di garanzie sanitarie per chi se lo troverà nei paraggi e che però non schianti un destino? Io penso di sì, anzi ne sono sicuro. Ne sta parlando un innamorato pazzo di Roger Federer, che non ha ancora dimenticato quei due ultimi servizi con cui Roger si giocò un Wimbledon di pochi anni fa che Djokovic finì per vincere. Questo, a proposito di sfumature”.

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