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Pechino 2022, lo sci olimpico? "Possibile grazie all'Italia": clamoroso, dove hanno "preso" la neve

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Tommaso Lorenzini
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Pechino 2022, ci siamo. Domani i Giochi Invernali debuttano con la Cerimonia Inaugurale (anche se le gare di curling sono già cominciate e, nella notte italiana, toccherà alla coppia azzurra Stefania Constantini-Amos Mosaner, prima contro gli Usa e poi contro la Svizzera) e, sempre mentre noi staremo dormendo, è prevista la prima delle tre prove libere verso la Discesa maschile di domenica a Yanqing, la montagna che ospiterà tutte le gare di sci e che al momento è più enigmatica di un ideogramma. A causa del Covid, infatti, nessuno ha potuto provarla veramente, tutti i test sono saltati e, solo ora, atleti e staff hanno potuto toccare con mano il luogo dove verranno assegnate le 11 medaglie: quota massima circa 2000 metri, situata a circa novanta km da Pechino e con pendenze massime del del 68%.

 

 

La visuale dall'alto del sito è straniante: in mezzo ad alcuni picchi un po' verdi per la vegetazione e molto marroni per le rocce, la neve è artificiale e presente solo nelle serprentine create ad hoc grazie all'azienda specializzata italiana TechnoAlpin (di cui abbiamo scritto ieri). Alberto Ghidoni, responsabile dei discesisti, racconta a Eurosport: «Abbiamo fatto un po' di SuperG ma da metà pista in giù, perché c'era troppo vento. Anzi, con quelle condizioni una gara non si poteva fare. Non so come faranno a rispettare il programma. Faceva molto freddo, almeno -15°». Vento che, oltre ai problemi di equilibrio, rishcia di portare sulle piste sporco e alzare la terra circostante. «Di primo acchito mi è sembrata una pista diversa da quelle di Coppa del Mondo. Ho visto scendere per un tratto un apripista, difficile interpretare ma in una scala tra 0 e 10 direi che la difficoltà della pista di discesa è 7. Si vede che è una pista disegnata da Bernhard Russi: mossa, senza tratti di scorrevolezza pura come la stradina di Kitzbuehel, con pendenze medie. Non ci sono salti ma parecchi dossi e un traverso nella parte alta, come in Sud Corea, anche se complessivamente mi sembra un po' più difficile», esclama Christof Innerhofer, che con Paris e Marsaglia sarà fra i primi azzurri a partecipare alle gare veloci.

 

 

CAMBIANO I TEST ANTIDOPING
Intanto debutta in un Olimpiade il nuovo test antidoping, il Dbs (dry blood spot), utilizzato: «È uno sviluppo entusiasmante», affermato Witold Banka, presidente del World Anti-Doping Agenzia (Wada), «questo test innovativo richiede solo poche gocce di sangue dal polpastrello dell'atleta, che viene preso da una carta assorbente. È una pratica più semplice per raccogliere, trasportare e conservare i campioni con ulteriori vantaggi». Il metodo, sviluppato congiuntamente dal Cio, dalla Wada, dalla International Testing Agency, dalla China Anti-Doping Agency (Chinada) e dall'Usada, è stato testato fuori dalle gare ai Giochi di Tokyo dello scorso anno. 

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