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Vittorio Feltri, le scuse dell'arbitro Serra cambiano la storia del calcio: dopo Milan-Spezia, nulla è come prima

Vittorio Feltri
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Confesso di essere anche io un appassionato di calcio, oltretutto innamorato dell'Atalanta, per cui comprendo lo stato d'animo dei milanisti i quali, a causa di un errore arbitrale, hanno perso la partita di campionato con una squadra, lo Spezia, che non è il Real Madrid. Al loro posto sarei furente anche io, ma moderatamente. Perché è la prima volta nella lunga e tribolata storia del pallone che un arbitro ammette di essersi sbagliato in un giudizio preso lì per lì. E questo fatto, sebbene non annulli l'arrabbiatura dei tifosi rossoneri, dovrebbe almeno attenuarla.

 

 

Ovvio, i tre punti perduti sul campo per uno scivolone del direttore di gara non sono rimborsabili e il danno per la formazione di Pioli è insanabile. Tuttavia vorrei spendere una parola a favore del primo arbitro sul pianeta che abbia avuto il coraggio di riconoscere un proprio clamoroso fallo. Siamo cioè di fronte a un atto di onestà intellettuale inedito nello sport più popolare. E la sincerità, quantunque non elimini il granchio che ha recato nocumento a un club importante quale il Milan, che combatte per il primato in classifica, va sempre apprezzata, sia pure a denti stretti. Insomma, l'arbitro Serra, invece di nascondersi dietro al fischietto, che emette sentenze inappellabili, ha allargato le braccia e ha dichiarato, sia pure tardivamente, di aver calpestato una buccia di banana.

 

 

Non contestare dopo la partita di aver steccato non è da tutti, tanto è vero che non lo ha mai fatto nessuno, pertanto consiglio alla tifoseria milanista di manifestare clemenza nei riguardi del pentito, e se possibile di perdonarlo. So che non è facile, eppure è giusto essere indulgenti con chi, svolgendo il proprio lavoro, una tantum, non nasconde di avere cannato. Certamente questo inedito episodio costituisce un precedente che farà discutere da qui all'eternità, e non sarà agevolmente digeribile. Ad ogni modo preferisco Serra, che esprime una coscienza pulita, rispetto alla spocchia di tutti gli arbitri che ne combinano di ogni colore senza mai battersi il petto allorché hanno preso un abbaglio. Invito i magistrati che emettono verdetti a capocchia a imitare Marco, ma mi rendo conto di pretendere troppo: le toghe sono infallibili per decreto. Credono di essere Dio. Mentre Serra è un uomo non soltanto di pallone bensì pure con le palle.

 

 

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