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Inter, il miglior attacco ma le punte non segnano: cifre da incubo, il rebus di Simone Inzaghi

Claudio Savelli
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Il miglior attacco del campionato non ha bisogno dell'attacco. I quattro davanti, infatti, sono in piena astinenza da gol, eppure l'Inter conta 51 reti in 21 partite disputate per una media di 2,4 a gara, più del Chelsea a cui è stato venduto Lukaku (44 gol in 22 di Premier) e quasi come il Liverpool, avversario negli ottavi di Champions (55 in 21). Per sedici volte, il 76% del totale, l'Inter ha segnato almeno due reti, in quattro occasioni ne ha siglata una e solo in una di queste ultime è riuscita a vincere (1-0 con il Torino, poi 1-1 con Milan e Juve e 1-3 nell'andata con la Lazio). Lo zero alla casella gol di Bergamo, invece, è stata una prima volta in questo campionato, tutt' altro che un dramma visto che si tratta di una novità a gennaio inoltrato, ma fa riflettere il modo in cui questo zero è arrivato, ovvero producendo una manciata di nitide occasioni da rete. 

 

Riuscisse a raccogliere tutto quel che semina, l'Inter avrebbe un bottino di gol ancora più gonfio. Probabilmente da record. Vuol dire che il resto funziona a meraviglia, e funziona perché nelle vene della squadra scorre calcio contemporaneo, dove i difensori sono i primi attaccanti e viceversa - sono infatti 16 i marcatori diversi, al pari della Dea. Ma vuol dire anche che il reparto offensivo può (e si può) migliorare. Dzeko (35 anni) non segna da quattro partite, più quella con il Cagliari in cui ha riposato: l'ultimo timbro risale al 4 dicembre alla sua ex, la Roma. Quello è anche l'unico gol nelle ultime 12 di campionato per il bosniaco: trattasi di blocco del centravanti, se messo in relazione ai 7 centri nelle prime 9 di A. Lautaro (24 anni) non va a segno in Italia da tre gare (17 dicembre contro la Salernitana) dopo aver firmato 6 reti nelle precedenti cinque: Supercoppa a parte, deve ritrovare il senso del gol perché, salutato Lukaku (23 e 24 gol nei due campionati di A), è il riferimento dell'Inter per quantità di gol (dopo 14 e 17 reti in A con Conte, ora è a quota 11 e punta i 20). Discorso diverso per Correa (27 anni) e Sanchez (33). Vero che il primo non parte da titolare da 5 giornate, ma non si iscrive ai tabellini dalla doppietta all'Udinese del 31 ottobre, alla quale ha sommato "solo" l'altra doppietta all'esordio con il Verona. 

 

Quattro reti ne ha raccolte finora anche Sanchez: una assai pesante in Supercoppa, una allo Sheriff in Champions, due in A nelle morbide sfide a Cagliari (4-0) e Salernitana (5-0). Vista la qualità, i gol sono pochi e l'Empoli in Coppa Italia (domani) serve a darsi una spolverata. Intanto Satriano (20 anni) dopo soli 33' disputati va in prestito secco al Brest, a conferma che, se tutti stanno bene, la quinta punta è superflua. Ecco perché l'Inter può riflettere sul futuro: conviene sacrificare qualcuno per Dybala? L'indiziato sarebbe Sanchez visto l'ingaggio da 7,5 milioni netti, il più pesante della rosa. Lo juventino aiuterebbe perché, dovesse il gioco ingolfarsi, l'Inter avrebbe bisogno di uno con il colpo facile. Ma non può essere l'erede di Dzeko. Per quello, Vlahovic (21) e Scamacca (23) sono i nomi più scontati, forse già irraggiungibili, ma anche i più corretti.

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