Novak Djokovic, "l'ossessione di un fanatico". Il vaccino? No, cosa c'è davvero dietro il "suicidio" degli Australian Open
Novak Djokovic è un No Vax atipico e dentro la storia della sua partecipazione all'Australian Open ha sbagliato praticamente tutto, "A ben guardare non è poi nemmeno così tanto no vax, vuole evitare la prima, la seconda e la terza dose perché è un fanatico del controllo ed è un mestiere che a un certo punto ti porta per forza fuori strada", scrive la Stampa. A furia di puntare dritto avanti a sé si è scordato quel che c'era intorno.
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Un tennista abituato a calcolare le conseguenze di ogni gesto non si è accorto di quanto aveva da perdere nella sfida all'Australia Djokovic ha scelto un suo percorso ed è sicuro che in questa fedeltà all'armonia ci sia il successo. "Resta uno che calcola il rapporto tra riposo e potenza, al secondo. Lo fa anche Ronaldo, con i microsonni, il punto non è l'elenco delle manie, ma l'abitudine a considerare ogni mossa che stavolta è saltata. Non ne ha centrata una", ricorda la Stampa.
L'Australian Open lo voleva (e lo vuole) in cartellone e ha cercato di agevolargli le pratiche. Ma lo scontro tra culture, tra l'autodeterminazione serba di chi ha resistito alle bombe e ha un rapporto non proprio risolto con la storia e la chiusura australiana secondo cui di storia esiste solo la propria, ha creato il cortocircuito. La legge australiana in merito, detta Pacific Solution, prevede che qualsiasi "richiedente asilo fosse smistato in un'isola in attesa di capire se fosse un soggetto adeguato e oggi siamo all'evoluzione di quella norma per cui l'esilio a tempo indeterminato è stato sostituito con un parcheggio, sempre senza date di scadenza", ricorda la Stampa. Djokovic è finito in questo schema e si è intestardito su quell'unica ragione che ora gli rovina la reputazione.