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Supercoppa all'Inter, Sconcerti: "La Juventus non è più la rivale"

Lorenzo Pastuglia
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“L'Inter meritava di più, ha spinto per tutta la partita ma ha concluso poco. Nel primo tempo non ricordo un tiro in porta, nel secondo c'è stato spesso un dominio interista quando le mezze punte della Juve sono arretrate di venti metri, ma non azioni davvero importanti”. Inizia così Mario Sconcerti nel suo editoriale sul Corriere della Sera: “La Juve ha giocato una partita alla pari per quasi un'ora quando McKennie a sorpresa a sinistra e molto avanzato, ha tolto Barella dalla parete finale del campo, mentre Kulusevski teneva viva la sua fascia — ha aggiunto — Poi l'Inter quasi spontaneamente ma con forza ha preso campo lasciando la Juve alla sua vocazione a difendersi. Ne sono nate alcune suggestioni, una dimostrazione di forza abbastanza continua, ma risultati pochi”. 

“Partita a senso unico ma soffocata” (prima della zampata finale) - La stessa Juve “è rimasta sempre compatta attorno a Rugani e Chiellini, con Locatelli nella zona di Calhanoglu e Rabiot a trattenere l'impeto da secondo centrale, finendo spesso per difendersi con cinque giocatori in linea, otto complessivi addetti alla fase difensiva, molto pratica, molto onesta nell'ammettere la propria inferiorità — dice ancora Sconcerti — Non credo che Allegri avesse molte altre scelte, se è così quel mestiere l'ha fatto bene”. Prima dei supplementari, così, c’è stata “una partita a senso unico ma soffocata. La Juve è riuscita a non far sembrare bella l'Inter che è stata però massiccia, un po' delusa dai suoi attaccanti, Lautaro e Dzeko”. 

“È il tempo dell’Inter, e la Juve non è più il suo avversario" - Alla fine ha giocato alla fine anche Dybala, “era l'uomo giusto per fare una differenza mai vista durante la partita, ma non ha cambiato molto neanche lui — ha concluso Sconcerti nel suo editoriale — Era troppo tardi per tutti, serviva ormai solo un modo onesto di gestire il caso. È un finale severo per la Juventus, forse anche immeritato perché ha fatto per intero la sua parte di spalla. Ma la Coppa all'Inter fotografa una qualità generale, anche se confusa nella singola gara. È il tempo dell'Inter, non è più la Juve il suo avversario. Forse è questa la morale della notte.

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