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Inter, i ministri della difesa fanno la differenza scudetto: bottino da bomber, ecco le cifre

Claudio Savelli
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Da sempre, lo scudetto si vince con la miglior difesa. Da quest' anno, però, la miglior difesa non è più solo quella che incassa meno reti ma è anche quella che ne segna di più. Pesano infatti i gol del retrobottega: quelli di Bastoni e Skriniar alla Lazio, per dire, hanno portato all'Inter tre punti che valgono doppio. Contro la bestia nera biancoceleste hanno fatto tutto loro, i due cosiddetti "braccetti", discutibile termine "covercianese" che però ben definisce la mobilità dei terzi di difesa in fase offensiva concessa da Inzaghi, evoluzione rispetto ai compiti di prima costruzione assegnati da Conte. 

 

Gol da trequartista di Bastoni, incornata da centravanti di Skriniar sul cross di un'ala anni '90. E chi è quest' ala? Bastoni, sempre lui, perché essere difensori oggi vuol dire saper fare tutto e di più. Dai tre di difesa, considerando anche D'Ambrosio e Dimarco, l'Inter ha raccolto 7 reti in A, 11 se si aggiungono Dumfries e Darmian, il 21% del totale (51). Con la Champions, il conteggio si aggiorna a 13: per dire, più di Dybala, migliore marcatore della Juve a quota 9. È una carenza che i difensori bianconeri non compensano: Bonucci ha segnato 3 volte (su rigore), De Ligt è a uno come De Sciglio, alla seconda rete della sua vita in A. Decisiva per abbattere la Roma, sì, ma anche casuale se è vero che nessun contributo dei difensori della Juve arriva da schema. 

Ne era maestra l'Atalanta, che conta "solo" 4 reti dei centrali (due di Demiral, una di Palomino e Toloi, che quasi porta il trionfo in casa dell'Inter, prima del 2-2 finale), un terzo rispetto a tre stagioni fa. Difficile recuperare, così come rimediare all'assenza di Gosens (2 reti prima dell'infortunio, dopo le 22 degli ultimi due anni): per Maehle, Zappacosta e Hateboer solo 2 gol in tutto. L'efficacia di un difensore sotto porta dipende anche dal mister. Ne è prova Gianluca Mancini, passato dai 6 gol nell'ultima in A all'Atalanta ad uno (in Conference) con la Roma di Mou. Ibañez è a 4 ma non compensa la quantità industriale di errori nel suo lavoro primario. Prima il dovere, poi il piacere: altrimenti i ministri della difesa non fanno la differenza. Vedi Koulibaly nel Napoli: da quando non c'è, i gol subiti sono raddoppiati (da 0,46 a partita a 1). Nel 2017/18, il senegalese timbrò la quinta rete stagionale (apice) nello scontro scudetto con la Juve, poi buttato via in hotel a Firenze, sotto la guida di Sarri. 

 

"Mister 30 schemi" deve aver perso gli appunti, o gli interpreti: nella Lazio, Acerbi è a 3 (ma starà fuori un mese per lesione muscolare), uno Patric. Stop. Meglio usare i difensori puri per coprire i compagni di reparto a cui piace segnare. Lo fa Pioli nel Milan per liberare Theo. Pare un Bale in fieri, un neo-Maicon: lo protegge Tomori e, in assenza di Kessié, è stato promosso capitano (terzo a siglare una doppietta dopo Maldini) e rigorista, così potrà arrotondare il bottino di 4 reti e superare le 7 in A dello scorso anno. Intanto Florenzi tira le punizioni che alla Roma tirava Totti e al Psg tutti quei campioni: non fa un complimento ai compagni ma la sua parabola contro l'Empoli è valsa tre punti. Chissà se decisivi.

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