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Fabrizio Biasin e la Serie A in balia del Covid. "Insigne? Il calcio dei disperati è il nostro"

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Lo scorso 12 novembre la signora Amanda Staveley, braccio destro del fondo saudita Pif, diceva così: «Abbiamo pensato anche a Milan e Inter, ma la struttura della Serie A è disastrosa». E infatti si sono presi il Newcastle. Ecco, miss Staveley non aveva ragione, di più. Quella che è andata in scena ieri è stata la sintesi estrema del nostro calcio, un sistema che funziona solo se non soffia un refolo di vento, se invece si alza anche solo una brezzolina, allora sono cavoli acidi. In questo caso è arrivato l'uragano-Asl e secondo voi come poteva finire?

Esatto, malissimo. Il calcio che da due anni conosce un certo tipo di situazioni e, nel caso specifico, da almeno una settimana sa che le Aziende Sanitarie Locali avrebbero creato il consueto macello al grido di «ci sono i focolai!» (maddai?), si è fatto trovare impreparato, senza lo straccio di un'alternativa se non quella del «le partite per noi si giocano, chi c'è c'è». Ma cosa significa, ma non potevate semplicemente parlarvi tra "istituzioni" nel corso di questi mesi per trovare una chiave ed evitare questa figura da peracottari? No, non ce l'hanno fatta.

 

E, quindi, passeremo l'Epifania a vedere squadre che si presentano al campo in assenza delle loro avversarie e altre che, invece, giocheranno pur avendo i medesimi guai. Un delirio all'italiana che ci regala 2 finali. Il primo: siamo incorreggibili. Anche altrove rinviano le partite, da nessuna parte questa cosa contempla "il cinema". La seconda: da giorni guardiamo Insigne con gli occhi dei padri severi. Gli diciamo «Loré, vai nel calcio dei disperati». Il "calcio dei disperati", francamente, non può essere peggio del nostro.

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