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Juventus, Eraldo Pecci massacra la squadra: "Che fine imbarazzante"

Bonucci e Chiellini

Leonardo Iannacci
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Con Eraldo Pecci è impossibile annoiarsi. È un battutista nato e, se non ha in canna una barzelletta delle sue, ti spara con faccia alla Buster Keaton: «Lo sai perché Maradona segnò quella punizione incredibile alla Juventus, superando con un lob la barriera e battendo Tacconi? Perché un fuoriclasse gli aveva toccato il pallone come nessuno sapeva fare al mondo... Quella è stata la vera prodezza».

Eraldo, ma chi era il compagno di squadra che gli sfiorò il pallone sulla punizione a due, spostandolo di un paio di centimetri? «Ero io...». Quando, però, questo romagnolo Doc si mette a parlare di calcio, diventa serio e compunto. Quasi senatoriale. Un professore in cattedra.

Eraldo, a chi assegneresti un 10 con lode per questo 2021?
«Alla Nazionale, ovviamente. Quando ti approcci a un Europeo non essendo la squadra più forte ma evidenziando nel mese in cui si disputa il torneo una brillantezza unica, diventi imbattibile. In quei 25 giorni Chiellini e compagni sono sembrati dei draghi, come gli azzurri a Spagna '82. Quella di Mancini è stata una Nazionale che aveva già testato la chimica giusta prima degli Europei con quella serie infinita di partite vinte o pareggiate».

Ma ora quella stessa squadra si trova nei guai: le ultime uscite sono mortificanti e il mondiale vacilla...
«Questa è una Nazionale che, se fatica a vincere, fatica anche a perdere. Quindi sono ottimista per gli spareggi di marzo».

 

 

Con Scamacca al centro dell'attacco?
«Piano, piano. Lasciamolo in pace, non carichiamolo di troppe responsabilità».

Però Mancini è finito sotto accusa. Non c'è equilibrio nei giudizi...
«Una nazionale l'alleni pochi giorni in un anno e il Mancio, nel 2018, ha preso una Nazionale depressa portandola a trionfare. Non dimentichiamolo. Voto 9».

Dossier campionato: è già in mano all'Inter?
«Alt. Quella di Inzaghi è la squadra più attrezzata e sicura di sé perché viene da un campionato vinto. Il grande merito è di trovarsi in testa senza Lukaku. Oggi merita un bell'8 ma diamo tempo al tempo. In gennaio ha un calendario durissimo: Lazio, Atalanta, il derby... Poi arriverà la Champions».

Voti alti anche a...?
«Al Milan. La società ha appoggiato Pioli e, soprattutto, è stata risoluta nel non sottostare a certi ricatti tipici del calcio d'oggi. Lasciando andar via Donnarumma che chiedeva la luna ha dato un esempio ammirevole».

L'Atalanta balbetta, come mai?
«Come al Napoli darei alla squadra del Gasp un 7 abbondante. Sta a livelli altissimi da anni e, in queste settimane, ha dato soltanto l'impressione di giocare un po' meno bene. Vero che subisce più gol ma è molto concreta e, nel nuovo anno, sarà di nuovo al top».

 

 

La sorpresa del campionato?
«Come giocatore Vlahovic, fa sempre gol. Come squadra la sua Fiorentina. Italiano la fa giocare bene».
 

La delusione da bocciare? «Facile, la Juve. L'ex tiranna è da 5, non ha il centrocampo. L'immagine simbolo delle sue difficoltà risale all'ultima partita dello scorso campionato quando i giocatori si abbracciavano per un quarto posto. Imbarazzante, no?».

Roma e Lazio?
«Sul registro gli metto una sufficienza stiracchiata. Pensate, un tempo la Roma era Totti, ora il suo frontman è Mourinho. Così come per la Lazio è Sarri. È un campionato nel quale le star più attese sono diventati gli allenatori, non le rispettive squadre. Pensate anche ad Allegri alla Juve».

Cosa pensi quando vedi che il gioco parte dal portiere con passeggini tra difensori e, poi, talvolta finisce con gol fantozziani?
«Se sei Beckenbauer o Scirea puoi permetterti certi palleggi. Ma fare 40 passeggini laterali al limite dell'area e perdere il pallone, fa scappare da ridere. Poi vedo troppi difensori che non sanno difendere».

È anche il calcio delle plusvalenze: termine che non appartiene al tuo modo di pensare il calcio, vero?
«Affatto. Io resto un uomo di campo e ha ragione Commisso: il calcio viene falsato dalle plusvalenze perché si generano profitti solo sulla carta, non ci sono soldi veri. E questo andazzo va a discapito dei piccoli club che si dannano l'anima per stare in serie A, stringendo la cinghia».

La soluzione?
«L'unica via d'uscita è una divisione più equa dei soldi derivanti dai diritti televisivi. In Inghilterra, dove anche le più piccole hanno entrate tv notevoli, non ci sono tante squadre nei guai dal punto di vista finanziario. Nè casi tipo quello della Salernitana».

Nel basket NBA vige il salari cap per calmierare il monte stipendi...
«Sa cosa diceva il presidente Lugaresi, il presidente del Cesena? "Se parliamo di uno sport che si gioca con le mani, vado via"».

 

 

Che voto diamo al Var?
«Basso. Si tratta di uno strumento eccessivamente punitivo: dà adito a polemiche che sarebbero dovute scomparire con la sua adozione. Pensate ai mani-comi per un rigore dato o non dato, o alla leggera toccatina dentro l'area. Neppure con il Var vengono dissipati tutti i dubbi. La tecnologia la userei soltanto per situazione oggettive come il fuorigioco, dove rivorrei la "luce" tra attaccante e difensore, oppure la valutazione del pallone dentro o fuori la linea di porta».

Pecci, mai fatto un'intervista così seria...
«Beh, ho una certa età anch' io, eh. Ma se vuoi rimediare, vieni a trovarmi una sera a Riccione. Ti racconto quella del bagnino e della turista tedesca che...».

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