Jean Alesi e i petardi contro il cognato? "Ho subito detto che avrei ripagato tutto", una strana spiegazione
“Mi sembra tutto sproporzionato, c’è stato un grosso malinteso. L’ex fidanzato di mia sorella è diventato ‘mio cognato’. Era solo uno scherzo, non mi sarei mai immaginato che un petardo potesse provocare tutto questo”. Esordisce così Jean Alesi al Corriere della Sera, che ha contattato l’ex F1 per avere una sua versione dei fatti: “Con l’ex compagno di mia sorella siamo sempre stati in ottimi rapporti — aggiunge — Si sono lasciati da due anni e ormai non parliamo più di lui. Sono stato io a presentarmi il giorno dopo alla polizia per chiarire. Ho subito detto che avrei ripagato tutto, il vetro rotto, i danni”. Alesi ha anche raccontato di aver stabilito un bel rapporto con i gendarmi che lo hanno trattenuto in caserma 24 ore.
“Prima ero stato chiuso dentro a una stanza su ordine del magistrato, poi i poliziotti mi hanno ‘liberato’, non capivano perché ci fosse tanto accanimento nei miei confronti — ha aggiunto Alesi al Corriere della Sera — E nel commissariato abbiamo passato una serata fantastica prima di essere rilasciato, e tornare a casa. Abbiamo parlato di F1, presente e passata”. Tutto apparentemente chiarito, dunque. Ma il nativo di Avignone ha riconosciuto di aver tratto un ‘insegnamento’ dall’accaduto: “Capodanno con i petardi? Per carità. Non me li nominate più. Ho chiuso con i petardi”.
Ayrton Senna in Ferrari? Jean Todt, rivelazione sconcertante: "Perché è saltato tutto"
L’incidente con protagonista Alesi e suo figlio Giuliano, ex F2, sono avvenuti domenica a Villeneuve-le’s-Avignon, la città del 57enne ex pilota della Ferrari. La polizia era stata chiamata domenica intorno alle 22 dai residenti nel quartiere, preoccupati dal rumore di un’esplosione. Grazie al numero di targa annotato da un vicino, la polizia ha potuto accertare che il veicolo visto sul posto, prima di partire a luci spente, apparteneva a José Alesi, fratello dell’ex pilota, che è stato arrestato. Il giorno dopo, Jean è andato in Questura, ammettendo che in auto c’era lui, Giuliano e un’altra persona, e non suo fratello.