Lorenzo Insigne, l'addio al Napoli è sicuro? Il manager-choc: "Non possiamo puntarci le pistole alla tempia"
Lorenzo Insigne come Franck Kessie e Gigio Donnarumma. Se il portiere ha detto addio al Milan a zero e l’ivoriano potrebbe farlo alla fine della stagione, anche il capitano del Napoli non sta trovando la quadra con il club per il rinnovo di contratto. Con i partenopei, la punta della Nazionale ha giocato 415 match, di cui 320 in campionato, con 114 gol in tutte le competizioni e 89 in Serie A. Ora però il tempo sta scadendo, e tra 15 giorni Lorenzo acquisirà lo status di parametro zero a meno che non si sblocchi la trattativa per il prolungamento del suo contratto, in scadenza il 30 giugno 2022. Il presidente Aurelio De Laurentiis gli ha offerto finora un quadriennale da 3,5 milioni di euro a stagione, mentre lui accetterebbe lo stipendio attuale (5 milioni).
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Il tutto “senza bonus alla firma”, come precisa al Corriere dello Sport il manager di Insigne, Vincenzo Pisacane: “De Laurentiis dice quello che ritiene più opportuno, ma bisognerebbe chiedere qual è stata l'offerta e per quale motivo il giocatore ha rifiutato — ha detto l’agente — Contatti azzerati? No, ci sentiamo abbastanza spesso. E d'accordo, l'ultima telefonata non è stata delle migliori, però è giusto che ognuno abbia la propria idea e faccia la propria parte. Non possiamo puntarci le pistole alle tempie”. Tra due settimane, il giocatore del Napoli diventerebbe un parametro zero: “Il regolamento dice così, ma non è mica l'unico. Certo, il suo caso fa rumore perché è un top player, un campione d'Europa, e forse nessuno si aspettava questo epilogo. Anzi, forse Lorenzo sì”.
Se l’allusione può far pensare che Insigne probabilmente lascerà il Napoli, così ha poi commentato il manager: “La storia tra il Napoli e Lorenzo non finirà mai anche se andrà a giocare altrove — ha concluso Pisacane al Corriere dello Sport — Anzi, è da raccontare: c'è troppa vita, troppo amore. Ma nel rispetto del giocatore e di tutti non si può aspettare in eterno, non si può aspettare giugno. E se poi malauguratamente dovesse prendere un raffreddore? Perché rischiare?”.